Finalmente il confronto fra Letta e Meloni, tempo dedicato all’emergenza climatica: pochi secondi. Passano un paio di giorni, e nelle Marche cadono in circa due ore 400 millimetri di pioggia, la quantità di solito distribuita in molti mesi. Dieci vittime, per ora. Ma continuiamo pure a parlare d’altro.
Dopotutto, siamo alla fine di una lunga estate di siccità estrema, in cui si è seccato il Po, il più grande fiume italiano (e figuriamoci il resto). Ma chi se ne ricorda più, ormai. Un’estate in cui un ghiacciaio è scivolato a valle, quasi intero, mentre altri sono ormai ridotti al lumicino. Anche perché l’inverno era stato senza neve, con temperature primaverili in alta quota. Chissà da dove viene l’acqua che esce dai nostri rubinetti, che bagna i nostri campi, chissà. Ma continuiamo pure a dire che va tutto bene.
Mettiamo una pagina sull’ambiente nei programmi elettorali, sì, anche in quelli della destra, perché come dice Giorgia Meloni, “nessuno tiene all’ambiente più di un conservatore”. Non ce ne eravamo mai accorti, sarà per quel continuo, incessante impegno a minimizzare, a dire che “è estate, fa caldo, è normale”, “è autunno, piove, è normale”. C’è gente che muore, è normale? Chiediamo. Ma continuiamo pure, eccetera.
Nominiamo alle politiche ambientali gli amici delle fossili, quelli che hanno fatto pressioni in sede europea per inserire il gas tra le fonti pulite, e gli avvocati dell’atomo che scorrazzano sui social facendo i lobbysti del nucleare, che alla fine è solo un modo per evitare accuratamente che le rinnovabili si facciano sul serio. E a quel punto sbraghiamo, mettiamo gli amici dei russi all’intelligence, Sgarbi alla Cultura, Tremonti alle Finanze, abbiamo già visto tutto e siamo pronti a rivederlo e non importa se l’ultima volta ci abbiamo quasi rimesso le penne. Sarà uno spasso. Per loro. Ma… continuiamo pure.
E poi, ovviamente, insistiamo a dire che non è certo l’uomo che può influenzare il clima. Negare, negare sempre. Sono fenomeni naturali, succede. La comunità scientifica non concorda? Cerchiamo una soubrette di destra che dica il contrario, e invitiamola in studio per discutere le sue tesi alla pari con un climatologo. Ripetiamo che la questione “è dibattuta”. Andiamo pure avanti così, dopotutto the show must go e”.
Abbiamo un territorio devastato da anni di incuria, da interventi scellerati sui letti di fiumi e torrenti, consumo di suolo inarrestabile, fonti naturali depredate dai privati, ma va tutto bene, anzi, riapriamo il dibattito sul ponte sullo Stretto. E sul carbone. E sull’edilizia, non dimentichiamoci che, come dice sempre Berlusconi, “quando il mattone va, tutto va”. Perché no. Sempre dritti.
E votiamola pure, alla fine, questa gente. Diamogli in mano le chiavi di casa, senza star troppo a pensarci, ci basta il friccico della novità, a questo giro vanno molto i fascisti, proviamo, cosa mai potrà andare storto? Come dite, c’è un precedente? Massù, ancora a parlare di ‘ste vecchie cose. “Siamo tutti eredi del Duce”, dicono quelli, che a quelle vecchie cose però sono legatissimi. Ancora avanti, ma anche un po’ indietro.
A meno che, certo, non si decida di uscire dal carnaio delle quotidiane sciocchezze che infestano questa campagna elettorale, magari badando a questioni un pochino più di fondo, e di sostenere chi con coerenza e gran fatica le sostiene da tempo. Ma non sia mai che così si finisca per cambiare la narrazione mainstream. Non disturbate il manovratore: "Signor mozzo, io non vedo niente. C'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole, andiamo avanti tranquillamente”.
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