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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Astroturfing


È uscito negli Stati uniti un film che si intitola Sound of Freedom, e che sta facendo molto discutere. La storia è quella di un ex agente governativo, interpretato da Jim Caviezel (qualcuno lo ricorderà per aver fatto il Cristo ne La Passione di Mel Gibson), che lotta contro il traffico di esseri umani, in particolare bambini, in Colombia. Pur non essendo una produzione faraonica, ha comunque un protagonista hollywoodiano, e lo stesso per la coprotagonista, Mira Sorvino, non è insomma un filmetto amatoriale e pur nella disastrata situazione in cui versano le sale sta avendo una discreta distribuzione, e una stampa abbondante. Perché? In sintesi perché, anche se il film si vanta di essere “tratto da una storia vera”, non solo non lo è, ma anche perché è un’opera di propaganda Qanonista, perché parla di traffico di bambini riferendosi, facendolo capire a chi voglia capire, alla teoria del complotto secondo cui le élite liberali e le celebrità gestiscono un traffico internazionale di minori di cui abusano sessualmente e - addirittura - bevono il sangue.


Il che, ovviamente, non è vero. Eppure, l’argomento fa ormai parte del dibattito politico americano, certo in molti protestano e cercano disperatamente di tenere il punto ma si avverte una sorta di rassegnazione, come a dire: la situazione ormai è questa, stiamo veramente parlando di Hillary Clinton che beve il sangue dei bambini come se fosse una cosa reale. Peraltro, i documentari complottisti fioccano, in questo periodo, e l’anno scorso Oliver Stone ne ha girato uno pro-nucleare che è un raro esempio di falso mischiato al fazioso e all’interessato. Quanto al kolossal Qanonista, pochi giorni fa l’attivista Rebekah Jones ha scoperto accidentalmente un altro aspetto legato al film: voleva prenotare un posto per un altro spettacolo, in una multisala che proiettava pure quello, e ha notato che era sold-out, esaurito. È poi entrata a proiezione iniziata, e ha trovato la sala completamente vuota. Qualcuno l’aveva evidentemente intasata di false prenotazioni. Per far credere, immaginiamo, che Sound of Freedom sia un grande successo, anzi, come dice la stessa Jones, per fare astroturfing del film, laddove l’astroturfing è una truffaldina strategia di marketing che consiste nel generare a tavolino un falso consenso che monta dal basso. E così, se si va su Imdb.com, uno dei più importanti siti di cinema del mondo, si scopre che il film ha un rating di 8,1 su 10, lo stesso di Toro scatenato di Scorsese, per dirne uno: ovviamente, perché i Qanonisti stanno intasando il sito di recensioni entusiastiche. Lo stanno astroturfando.


Astroturfa oggi, astroturfa domani, qualsiasi argomento, anche il più improbabile, diventa improvvisamente parte dell’agenda di una democrazia. E, a quel punto, il limite è solo la fantasia, o se volete la faccia tosta, e risultati si vedono: l’altro giorno la deputata americana Marjorie Taylor Greene ha supportato un suo intervento al Congresso mostrando un cartellone raffigurante Hunter, il figlio di Joe Biden, mentre fa sesso con una prostituta. Un’immagine molto esplicita, tanto che i canali all-news hanno dovuto censurarla. Un altro attivista, uno che con molto pelo sullo stomaco va a intervistare la gente ai comizi di Trump, ha fermato una supporter e le ha chiesto come mai nessun giudice, nemmeno quelli nominati da Trump stesso, ha dato credito alle teorie sulle frodi elettorali. «E chi te lo ha detto?», ha chiesto lei. «Beh, l’hanno detto i giudici». «E chi te lo ha detto?», «Hanno pubblicato le sentenze». «E chi te lo ha detto?», ha continuato a ripetere lei, all’infinito. Intanto, le due Camere discutono del figlio di Biden, del computer del figlio di Biden, delle scopate del figlio di Biden. Ma sì, tanto non ci sono altre priorità.


E in Italia? Beh, in Italia non abbiamo Hollywood, anzi il nostro cinema è disastrato, anche se comunque il Governo ci vuole mettere le mani sopra, ma comunque siamo italiani, e in quanto tali ci arrangiamo: da giorni il trio composto da Verità, Libero e Giornale dedica pagine e pagine per minimizzare l’allarme in corso praticamente ovunque sulle temperature record. Una campagna martellante, che va dalla strumentalizzazione (quando non esplicita distorsione dei dati) alla passerella di esperti mediamente improbabili, fino ad arrivare, ovviamente, a un altro complotto, quello delle sinistre che vogliono minacciare lo stile di vita occidentale. La base si adegua, e posta sui social foto del termometro del cruscotto per dire che tutto sommato non fa mica così caldo. Col risultato che anche un fenomeno oggettivo - se uno schiatta di caldo, in teoria non dovrebbe essere possibile convincerlo del contrario - diventa relativo e suscettibile di dibattito. Basta astroturfare.


Idem sulla carne coltivata. Come? Creando allarme, portando al voto una legge che vieta senza che sia chiaro cosa sta vietando, là dove invece si dovrebbe normare, e convertendo all’antiscientismo anche quelli del terzo polo, quelli bravi, quelli competenti (tanto che persino fra di essi qualcuno ha azzardato qualche perplessità). Come se ne esce? Mica semplice. In un confronto televisivo andato in onda due giorni fa, la vicepresidente Yolanda Diaz, di Sumar ha ribattuto alle incredibili balle che stava raccontando il suo opponente, Santiago Abascal di Vox, punto su punto, dato per dato, lo ha letteralmente distrutto. E, a un certo punto, ha aggiunto: «Bisogna dire la verità». Ecco, per esempio.

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