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Immagine del redattoreFranz Foti

Cosa sappiamo delle elezioni del 5 novembre


Martedì 5 novembre si terranno - finalmente - le elezioni che decideranno chi guiderà la Casa Bianca per i prossimi 4 anni, e con che maggioranza al Congresso. Come abbiamo ripetuto già molte volte, tutti i sondaggi dei maggiori e più autorevoli istituti di ricerca statunitensi ci dicono che è impossibile dire con un ragionevole margine d'errore chi tra Kamala Harris e Donald Trump abbia più chance di vincere. La vittoria potrebbe andare a ciascuno dei due e, se anche i sondaggi li danno testa a testa, è altrettanto probabile che non si tratti di una vittoria risicata, sia che ad aggiudicarsela siano i democratici che i repubblicani.


Ciò nonostante, ci sono alcune cose che sappiamo con un discreto grado di certezza.


Donald Trump non ammetterà la sconfitta in nessun caso.

È del tutto evidente che l'ex presidente non ha alcuna intenzione di riconoscere un risultato a lui sfavorevole. Da settimane ormai lui, il suo entourage e l'accolita di miliardari, podcaster e celebrità che fanno parte del suo cerchio magico non fanno che diffondere messaggi volti a far credere agli americani che sia in atto una cospirazione da parte del cosiddetto deep state per alterare il risultato del voto. I repubblicani, inoltre, da diversi giorni stanno facendo circolare sondaggi piuttosto discutibili - e in totale controtendenza con quelli della stragrande maggioranza degli istitui di ricerca - secondo i quali non solo Trump si avvierebbe a una vittoria certa, ma assolutamente schiacciante. Tutto ciò non può che servire a creare un clima che permetta al palazzinaro del Queens di sfoderare la retorica incendiaria ed eversiva che abbiamo già visto in seguito alle elezioni del 2020. È anzi probabile che Trump si dichiari vincitore ben prima che i dati dello spoglio possano consentire qualsiasi attribuzione certa della vittoria, ed è altrettanto probabile che in questo la mano più grande gli arriverà dall'amico e finanziatore Elon Musk, che ha già ampiamente dimostrato di essere pronto a usare la sua piattaforma X come megafono per la diffusione di ogni genere di fake news e di teoria del complotto. Arriverà a invocare la guerra civile come fatto in seguito alle proteste neofasciste che hanno messo a ferro e fuoco il Regno Unito qualche mese fa? Non possiamo escluderlo. FoxNews, invece, potrebbe scegliere un approccio leggermente più moderato, visto che la condotta vergognosa di 4 anni fa è costata al network una condanna in tribunale pesantissima cui sono seguite sanzioni per diverse centinaia di milioni di dollari.


Dobbiamo attenderci scene come quelle del 6 gennaio? Forse no.

È possibile, ma sarà più difficile della volta scorsa. A differenza di 4 anni fa, l'assalto al Campidoglio è già avvenuto, ed è probabile che il governo federale abbia messo in campo delle misure di sicurezza maggiori, nel frattempo. E questa volta Trump non potrà godere del vantaggio di essere il presidente in carica. Quanto ai singoli stati, è del tutto probabile che si stiano preparando a contestazioni sia legali che di piazza dell'esito del voto, anche perché, come scritto qua sopra, le intenzioni di Trump sono del tutto evidenti e difficilmente stavolta verranno prese alla leggera. Quel che è certo, è che Trump e i suoi ci proveranno, de dovesse vincere Harris.


Chiunque vinca le elezioni, è probabile che debba governare con un Congresso diviso.

Anche per le elezioni che riguardano il Senato e la House of Representatives l'esito finale è del tutto incerto. Nel primo caso, i numeri sembrano pendere leggermente a favore dei Repubblicani, mentre per quanto riguarda la camera bassa i collegi dove l'esito è in bilico sono talmente tanti che nessuno si azzarda a fare ipotesi. Il che significa che se a vincere dovesse essere Kamala Harris, è probabile che sarà costretta a farlo con un Senato a lei avverso, se non l'intero Congresso, ma anche Trump potrebbe ritrovarsi una maggioranza democratica per lo meno alla Camera, e con una maggioranza al Senato che potrebbe essere molto molto risicata.


Comunque vada, lo stato di agitazione e di profonda divisione in cui versano gli Stati Uniti non è destinato a finire in breve tempo.

Abbiamo chiamato America vs America il libro che dà il nome a questa newsletter perché la crisi politica e sociale in cui versano gli USA è davvero preoccupante. E continuerà ad esserlo. Se dovesse vincere Trump è anzi destinato a peggiorare considerevolmente, basta leggere questo stesso post per rendersene conto. Anche se dovesse vincere Harris, però, il cammino per sanare il paese sarà lungo e non privo di ostacoli. Il partito repubblicano è ormai trumpizzato in maniera quasi irreparabile, e se un'ennesima sconfitta dovrebbe porre fine alle mire del conduttore di The Apprentice sulla Casa Bianca, ciò non significa che la torsione estremista, autoritaria e francamente eversiva che ha imposto al partito di cui ora è padrone incontrastato sarà automaticamente finita con lui. I repubblicani al Congresso peraltro, saranno tutti persone selezionate tra i suoi più ferventi sostenitori e loro resteranno al proprio posto per almeno 4 anni, alcuni in posizioni di considerevole potere. Lo stesso faranno i giudici della Corte Suprema da lui nominati. Il tutto in un contesto di grande difficoltà sul piano internazionale e con il potere mediatico sempre più in mano a miliardari pronti a usarlo senza alcuno scrupolo per i propri interessi, a cominciare dal già citato Elon Musk ma senza dimenticare Jeff Bezos, la cui idea di informazione indipendente si è vista una volta per tutte proprio in questi giorni con quanto è avvenuto nella redazione del Washington Post, un tempo uno dei fari del giornalismo mondiale.


Potete contare su di noi

Continueremo a raccontarvi il nostro punto di vista su quanto accade negli Stati Uniti e sulle inevitabili ripercussioni che questo ha sul resto del mondo, Italia inclusa. Lo faremo come sempre in maniera indipendente, cercando di tenerci alla larga da luoghi comuni ed eccessive semplificazioni.


America vs America è una rubrica e una newsletter di Ossigeno e un libro per People, a cura di Paolo Cosseddu e Francesco Foti.

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