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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Divisi in casa: il voto delle mogli contro i mariti nelle elezioni Usa


Donne che votano per Kamala Harris di nascosto dai mariti sostenitori di Donald Trump: se serviva un’ulteriore dimostrazione della spaccatura che divide gli americani, questa è l’ennesima, addirittura fra le mura domestiche. Non a caso il nostro libro sulle elezioni statunitensi l’abbiamo intitolato America vs America (oggi e domani in omaggio con tutti gli ordini fatti sullo shop di People). Certo, la tendenza è difficile da quantificare e persino da dimostrare, vista la sua natura segreta, ma l’argomento è sul tavolo, e non a caso i democratici vi hanno dedicato uno spot apposito. Nei racconti che circolano sui social - e che ricordano un po’ la trama di Mr & Mrs Smith - si va pure oltre, con storie di mogli che non solo votano diversamente dal marito repubblicano senza dirglielo, ma hanno già votato e si inventeranno qualche scusa per tenere occupato il coniuge perché lui si dimentichi di fare altrettanto. E forse, a questo punto, più che questo genere di tattiche ci vorrebbe un divorzio, che almeno per il momento negli Usa è ancora legale. Ma tant’è.

 

Il fattore scatenante, tra i molti non meno controversi, sarebbe la minaccia di un’assoluta messa fuori legge dell’aborto, che avrebbe spinto a mobilitarsi anche le desperate housewives degli Stati più conservatori, e chissà, può essere. Malgrado sia diventato un argomento di polarizzazione politica, si tende a dimenticare che da sempre la maggioranza degli americani è favorevole all’aborto legale, compresi i repubblicani: attualmente, più o meno il 60 per cento, che è una percentuale più alta di quella che entrambi i candidati a presidente possono sperare di raggiungere. Il tema, paradossalmente, potrebbe pesare anche più del fatto che Kamala Harris è lei stessa una donna, candidata a diventare il primo presidente americano “non uomo”. Una novità di portata storica, che giunge con grave ritardo, ma che non portò fortuna a Hillary Clinton, anzi probabilmente la penalizzò, rischio di cui a lungo si è discusso anche riguardo l’attuale numero due della Casa Bianca.

 

Nella mitragliata di ultimissimi sondaggi che stanno arrivando prima dell’apertura delle urne, pur confermandosi un sostanziale e incerto equilibrio, molti dati leggermente a favore di Trump sono diventati leggermente a favore dell’avversaria. Comunque, non abbastanza da determinare una gara che resta molto serrata, e che potrebbe finire, come già scritto più volte in questa rubrica, sia sul filo di lana che con un risultato netto, per via del sistema elettorale: di una decina circa di Stati in bilico, anche solo per una manciata di voti, tutti o quasi potrebbero andare a uno o all’altra, assegnando una vittoria a valanga. Oppure potrebbero distribuirsi, e quindi assegnare la vittoria di un soffio. Sono numeri che già domani saranno carta straccia, ma bastano per rendere i trumpiani molto nervosi, e i Dem decisamente meno preoccupati. Ma i dati interessanti di quei sondaggi sono piuttosto nell’analisi demografica: tra quelli (quelle) che erano indecisi e hanno deciso solo negli ultimi giorni, tra i contesissimi indipendenti, e tra le donne, appunto. L’Iowa, che tutto sommato è un piccolo Stato e vale solo sei grandi elettori, era però considerato saldamente repubblicano: il fatto che nuove rilevazioni lo facciano virare dal blu al rosso può non voler dire nulla, o può voler dire che la stessa cosa sta capitando altrove. E qui la fantasia si scatena, immaginando ribaltoni dove la posta in gioco è molto più alta, come in Florida e Texas. Improbabili, questo è sicuro. Ma sarebbe interessante, quando arriveranno i dati veri, entrare nelle case e vedere quali reazioni provocheranno tra mogli e mariti.

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