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Immagine del redattoreFranz Foti

Dominion vs FoxNews: raccontare balle non è libertà di parola


Ultimamente quando si parla di USA si finisce per parlare di procedimenti giudiziari, anche questo un segno del pessimo stato di salute di cui gode il dibattito pubblico statunitense (non che il nostro…).


Questa volta però si tratta di un evento di una certa portata: la società di servizi elettorali Dominion - quella dei famosi apparecchi per il voto elettronico responsabili secondo il complottismo trumpista dei brogli che avrebbero permesso a Biden di rubare la presidenza - ha citato in giudizio FoxNews, il più potente e popolare organo mediatico della destra americana, per diffamazione. Il network televisivo americano è stato (e in larga parte è ancora) il principale megafono delle teorie cospirazioniste di Trump, incluse quelle sulla supposta truffa elettorale perpetrata ai suoi danni da Dominion. La all-news di Murdoch si è trovata molte volte davanti ad accuse del genere, ma si è sempre trincerata dietro il paravento della libertà di parola, che in un’eccezione che piacerebbe molto a Elon Musk è assoluta solo quando riguarda loro.


Solo che stavolta qualcosa è cambiato, perché dalle carte depositate con la citazione in giudizio di Dominion è emerso in maniera inequivocabile che dai vertici aziendali ai conduttori di punta, tutti a FoxNews sapevano perfettamente che le tesi che loro “riportavano” (e difendevano, e sdoganavano) erano totalmente false. E a quanto pare non si possono riportare acriticamente notizie palesemente false con la scusa del diritto ad informare gli americani in merito alle legittime posizioni politiche dell’ultradestra.

Perché, quando palesemente false, tanto legittime non sono.


E quindi, anche e soprattutto per evitare la pubblica gogna di un processo che avrebbe visto sfilare verso il banco dei testimoni tutto il caravanserraglio dei vip di FoxNews, ieri il network ha deciso di accordarsi con Dominion e pagare un risarcimento danni di quasi 800 milioni di dollari.


Si tratta della più alta transazione mai concordata nella storia americana per un caso di diffamazione, corrispondente a quasi un quarto della liquidità di FoxNews, anche se il colosso americano solo lo scorso anno ha fatturato 14 miliardi. E in un certo senso si potrebbe dire che il caso Dominion vs FoxNews diventa una sorta di tassa sulle balle con aliquota al 5%, tutto sommato conveniente per dei bugiardi patologici come loro.


Però resta un fatto: ieri negli Stati Uniti si è sancito che raccontare balle non ha nulla a che vedere con la libertà di parola, o con la libertà di stampa.


Mica poco, di questi tempi.


Pensate se un principio del genere venisse applicato ai media della destra italiana, che da anni sparano a tutto volume le balle dei loro beniamini, da Ruby nipote di Mubarack dei tempi che furono, alle menzogne assassine sui vaccini, alla teoria complottista (e fascista) della sostituzione etnica, tanto cara alla Presidente del Consiglio e a suo cognato il ministro dell’Agricoltura.


Pensate se anche in Italia ci ducessimo che in effetti no, non è informazione, quella roba là.

Pensate se qualcuno glielo facesse notare.

Pensiamoci.

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