Ora che Kamala Harris ha scelto il suo candidato Vice Presidente, abbiamo un quadro più completo di come sarà quest’ultima parte di campagna elettorale americana. Ma a guadagnarsi gli onori di questa rubrica non è Tim Walz - ex insegnante, a favore della cannabis, dell’aborto, alleato lgbti+ prima che fosse mainstream, governatore che ha garantito due pasti gratis agli alunni delle scuole del suo Stato - ma quell’altro, quello su cui la cosa migliore che si possa dire è che non ha davvero fatto sesso con un divano. J.D. Vance, insomma, la scelta di Donald Trump per la candidatura a Vice Presidente.
“Siamo a tutti gli effetti governati da un gruppo di gattare senza figli”. Il glorioso commento è del 2021, durante un'apparizione di Vance su Fox News, la rete dei conservatori americani. Ma è rispuntato fuori all’annuncio della candidatura alla vice presidenza, non sorprendentemente. Nella sua spiegazione non proprio chiarissima, in cui c’entrano anche gli oligarchi aziendali, Vance sembra sostenere che si tratterebbe degli stessi Democratici. TUTTI “childless cat ladies”? Sembra strano. A dire il vero, nemmeno i tre che Vance cita per nome rientrano nella definizione, e cioè Kamala Harris - sul suo ruolo genitoriale per le figliastre sono stati versati fiumi di inchiostro in questi giorni, anche dalla madre delle due donne e da loro stesse, Pete Buttigieg - che proprio nel momento in cui Vance esternava era impegnato in un difficile percorso di adozione insieme al marito, che li avrebbe visti diventare genitori di due gemelli solo un mese dopo, e AOC - che può fare esattamente come meglio desidera riguardo al fatto di avere figli o meno, o di adottarli o meno, o di crescerli o meno, e di cui giustamente non conosciamo eventuali dettagli medici, ma che in ogni caso nel 2021 aveva 32 anni, in un paese in cui l’età media per la prima gravidanza è sopra ai 27 anni.
Detto questo, torniamo all’essenza della dichiarazione, e, davvero: Vance, facci sognare.
Da quando abbiamo deciso come società che i gatti non fossero una buona cosa, e che il binomio infernale - letteralmente - fosse tra donne e felini, i poveri animali sono diventati strumenti di oppressione e propaganda. Non sorprendentemente, i gatti hanno avuto il loro spazio nei verbali dei processi alle streghe, comprese quelle di Salem, che hanno lasciato un segno non indifferente sulla cultura americana. Da lì, attraverso l’epoca vittoriana, sono diventati loro malgrado un ingranaggio della macchina della propaganda contro le suffragette: cartoline, caricature e sprezzanti editoriali in cui i gatti - e le donne - ne uscivano come creature passive, inaffidabili, arcigne e - ancora - demoniache. Tanto che, nel 1916, le suffragette Nell Richardson e Alice Burke, durante il loro viaggio in auto da New York a San Francisco per rivendicare il diritto di voto alle donne, adottarono un gatto che è diventato uno dei simboli del suffragio universale negli USA, Saxon “the suffrage cat”. Da lì in poi, il concetto di “gattara” come di zitella inacidita e fuori di testa ha resistito fino a oggi, non solo nelle menti dei conservatori, ma come oggetto culturale diffuso. Un longevo personaggio dei Simpson poggia proprio sullo stereotipo della “Crazy Cat Lady”, la “Gattara pazza”.
Ma, per quanto Vance e quelli come lui si impegnino a farci pensare il contrario, non siamo più nel 1692 e nemmeno nel 1903. Le donne senza figli negli Stati Uniti sono circa il 38% della popolazione, 46 milioni di persone. I gatti sono il secondo animale da compagnia più diffuso, dopo i cani, e sono presenti in 47 milioni di case (lo Stato che guida la classifica è il Vermont, che non a caso elegge da anni il peggiore di tutti, Bernie Sanders). E veniamo a cosa mai potrebbe succedere se le schiere di donne senza figli con gatti governassero il paese. Secondo le organizzazioni sanitarie, gli animali aiutano a ridurre stress e ansia, per non aprire il capitolo specifico della pet therapy. Stabilità e serenità sono doti che dovremmo apprezzare in chi prende decisioni per il paese, quindi fin qui tutto bene, anzi, eccellente. Chi sceglie di vivere con un gatto corre meno rischi di infarto o di attacco di cuore. Il dibattito sulla salute mentale e fisica di Biden (ora risolto), e di Trump (non così tanto), dimostra che anche le condizioni di salute di chi governa sono un tema sentito, per cui non possiamo che rallegrarci di queste statistiche. Chi sceglie un animale e in particolare un gatto dimostra capacità e volontà di prendersi cura di un altro essere vivente e di apprezzare intelligenza e indipendenza. Capacità di cura del prossimo e di circondarsi di persone capaci e autonome dovrebbero essere indiscutibili doti di chi guida una nazione, per cui continuiamo con la colonna dei pro.
Passando a questioni più venali, Forbes ha pubblicato un articolo a firma Gemma Allen in risposta a Vance, in cui viene fatto notare come le donne “Single income, no kids” (un solo stipendio, senza figli) abbiano dato origine a un acronimo specifico, SINK, e accumulino un patrimonio medio di 65.000 dollari (nel 2019), mentre gli uomini nella stessa situazione si fermano a 57.000. Non è necessario ridurre il contributo alla società delle persone alla loro capacità di accumulare denaro per rendersi conto che, se servisse, questi dati fanno coriandoli anche dell’idea di Vance che chi non ha figli non ha alcun interesse nel paese. Come se non bastasse, le donne single con figli si fermano a una media annua di 7.000 dollari. Considerando che gli Stati Uniti hanno il primato mondiale di bambini che vivono con un solo genitore, forse Vance e i suoi dovrebbero pensare di più a questa disparità, invece che agli ipotetici bambini che mancano al conto. Scoprirebbero anche che il sostegno a chi vuole essere genitore e non può permetterselo incide sul calo della natalità più di qualsiasi crociata misogina e retriva. Nel frattempo, sapete chi non ha bisogno di impararlo? Le donne senza figli, che sia per scelta o meno, che se governassero il paese avrebbero modo di incanalare i loro diversi background in politiche conseguenti: sul gender pay gap, sul sostegno alla maternità, sulla violenza di genere, sulla salute riproduttiva e sessuale, sul benessere animale e antispecismo.
E per chi votano queste gattare senza figli? Il Vermont lo abbiamo già visto, a quanto pare. Per il resto, usando i dati che abbiamo, sappiamo per esempio che nel 2020 il 63% delle donne non sposate ha votato per Biden. Da dati diffusi da Harris dopo una settimana della sua campagna presidenziale (e incidentalmente dopo che il video di Vance è ridiventato virale) la sua candidatura ha portato a 170.000 nuovi volontari e più di 200 milioni di dollari di donazioni, di cui il 66% proveniente da persone che non avevano mai donato in precedenza (che si legge: “È la mia candidatura che vogliono sostenere”). Le ricerche su Google per “childless cat ladies” hanno iniziato un trend di crescita dopo l’endorsement di Biden ad Harris e hanno raggiunto un picco il 26 luglio (tre giorni prima che Harris diffondesse i dati sulla campagna e in corrispondenza delle toccanti dichiarazioni di Jennifer Aniston sui propri problemi di fertilità).
Per concludere, nello spirito di questa rubrica: ma magari le cose stessero come sostiene Vance. Un paese governato da “una masnada di gattare senza figli” avrebbe solo da guadagnarci, anche sotto il profilo della natalità stessa. Aspettando il 5 novembre per vedere quanto l’elettorato americano abbia apprezzato questa e le altre uscite del duo Trump-Vance, vedremo anche se la regina madre delle gattare senza figli deciderà di far sentire il suo peso in questa campagna elettorale: c’è grande attesa per sapere se Taylor Swift replicherà il suo endorsement del 2020, quando in un’intervista a V Magazine dichiarò di votare per Biden e di supportare Harris “urlando un sacco verso la tv” (queste gattare, sempre sguaiate e troppo rumorose), pubblicando anche una foto con un vassoio di biscotti con il logo Biden-Harris 2020.
Vi è mai capitato di sentire qualcuno di destra gridare allo scandalo e di pensare immediatamente “Ma volesse il cielo?” per poi scoprire che ovviamente si tratta di una situazione immaginaria fatta apposta per fomentare l’indignazione? Ecco, a noi sì, quindi abbiamo pensato di farne una rubrica: cose che la destra dice che sarebbe bellissimo se fossero vere.
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