Il generale sospeso oggi ha pubblicato questa foto, sottolineata dalla didascalia "Il misogino". Evidentemente, non conosce neanche il significato della parola che usa.
"Misogino" significa infatti che odia le donne, o le ragazze. Lui non le odia, lui semplicemente vorrebbe che "stessero al loro posto", e il loro posto per lui è fuori dalla catene delle responsabilità che non siano l'accudimento familiare. E' evidente in ogni sua affermazione. Il generale è semplicemente cieco di fronte al patriarcato di cui è imbevuto.
Incapace persino di accorgersi che lo stereotipo "donna ai fornelli + grembiule" è esattamente quello che lui ha in testa, radicato, quando oggi ha pubblicato il suo pensierino. Del resto lui lo dice chiaramente: "Io sono testosteronico da quando sono nato. Da bambino ero molto “maschio”. Come le mie figlie sono molto “femmine”.
E' chiaro: il generale ha un grosso problema con le donne, ed evidentemente con tutti gli uomini che non sono come lui.
Poraccio lui e chi gli va dietro. Ci sarebbe da scompisciarsi dal ridere, se il nostro Paese non fosse sotto la linea del galleggiamento.
Leggendo le migliaia di commenti dei fanZ del generale indagato per odio razziale, sotto la sua foto, si capisce bene la portata della gravità delle affermazioni del militare, e voglio dirlo chiaramente: non parlarne, normalizzare perciò il suo comportamento, sarebbe l'errore più grande. Sarebbe il paradosso di Popper moltiplicato per due.
Roberto Vannacci infatti è già qui, e i più autorevoli (per modo di dire) esponenti della destra al governo del nostro Paese, sono esattamente come lui, se pure leggermente più scafati. Loro indossano il vestito pulito, lui quello militare. E a me, quello militare, fa ancora più paura.
La verità è che Roberto Vannacci rappresenta una pericolosa infezione per il nostro Paese, ma anche il suo sintomo, e "aspettare che passi" significa voltarsi dall'altra parte, fare finta che sia normale.
Le rive del fiume sono piene di gente in buona fede che tace aspettando che passi il cadavere (metaforicamente parlando), ma così non funziona e non funzionerà mai. Il cadavere di quelle idee non passerà, e nel frattempo a morire sarà la possibilità di un Paese migliore.
Roberto Vannacci è già nelle leggi di questo governo, o nei manganelli a Pisa. O nelle perquisizioni a Careggi.
E' arrivata l'ora di riprendersi gli spazi e le parole. E sì, anche il mio libro è un aiuto a gettare le idee di Roberto Vannacci in fondo a destra, dove sta il cesso. A rimettere le cose in ordine, a sfanculare i pregiudizi, a costruire un'alternativa di pensiero. Niente di meno, niente di più.
"Il generale al contrario" fa le pulci - scientifiche e sociologiche - alle affermazione del generale. Le sburgiarda con i fatti, con i numeri, e pure con la passione. Ma prova a fare anche qualcosa di più: io provo a mettere nero su bianco la voglia di esserci, e di essere migliori, tutti insieme, di quella cosa là.
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