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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Il Putinum


Da decenni ci raccontano che l’Italia avrebbe bisogno di una riforma con cui la sera delle elezioni si sappia chi ha vinto, e la settimana scorsa ne abbiamo avuto una dimostrazione perfetta: la Russia. Anzi, in Russia sono talmente avanti, ma talmente avanti, che il vincitore si sa addirittura prima: non è fantastico?

Semplifica oggi, semplifica domani, a un certo punto si sono pure detti che era inutile che si presentassero agli elettori delle reali alternative. Che poi la gente si deve informare, deve discutere, magari litiga, sai che grana, e poi si sa, c’è la disaffezione, nessuno ha più voglia di interessarsi di queste cose perché tanto, peraltro, i politici sono tutti uguali, e allora tanto vale tagliare corto qualsiasi discorso.

 

La democrazia è una roba faticosa, che mette alla prova la pazienza, che può causare durissime delusioni. Uno lavora, si spacca la schiena, e poi arriva lo Stato e si porta via la metà o giù di lì di quanto duramente lavorato, e per cosa poi? La sanità non funziona, e quando c’è bisogno di un esame bisogna aspettare mesi, molto più comodo andare per via privata, sono anche posti più puliti e ordinati. E a volte basta uno sguardo d’intesa al momento giusto e si evita pure la fattura, è un bel risparmio. Beh? Che c’è? Tanto, i politici fanno così, rubano tutti, anzi a dire il vero non si capisce nemmeno cosa facciano a Roma tutto il tempo, oltre che mangiare a sbafo e andare alle feste. Che poi, lo sappiamo, tecnicamente il nostro Parlamento già ora non è che lavori molto, gran voti di fiducia e carta bianca al Governo del momento, che sia di destra, di sinistra o di larghe intese non fa differenza. E poi non decidono niente! Grandi discussioni, gente che dorme dai banchi di maggioranza e opposizione, aule semivuote: gli italiani meritano qualcuno che decida, che faccia le cose. Tagliamo la testa al toro (se non direttamente ai parlamentari), facciamo una bella legge, un Putinum costituzionale con cui chi arriva primo alle elezioni elegge direttamene il premier e pure il Parlamento, anche se magari ha preso solo il 25 per cento, leviamoci il pensiero in una volta sola e poi per cinque anni non fateci sapere più niente, grazie. 140 milioni di russi non possono sbagliarsi, e se per quello nemmeno 10 milioni di ungheresi.

 

I sondaggi, del resto, lo dicono chiaramente: agli italiani, l’elezione diretta del Premier prevista dalla riforma presentata da Giorgia Meloni e da questa maggioranza, piace. Così come agli stessi sondaggisti molti confessano che pure Putin, in fondo, un pochino li attira. Non che ci volesse un russo ex sovietico, a mostrarci inclinazioni che in fondo fanno parte della nostra natura da molto prima, questo sì, un vero tratto di italianità, di identità nazionale. Possiamo aver imparato a compore sul telefonino il numeretto per il televoto di Sanremo ma in fondo siamo sempre quella cosa lì, l’uomo forte ci piace, magari anche senza la mascella volitiva, senza bisogno che si affacci dal balcone e gridi “italianiii!”, al limite, toh che sorpresa, pure donna, ma il succo è quello.

 

E infatti vi diremo, cari lettori e care lettrici, che anche noi di People, anche nella redazione di Ossigeno, un pensierino lo abbiamo fatto. Bisogna adeguarsi allo zeitgeist, allo spirito del tempo, così a breve faremo uscire uno speciale della nostra rivista, dedicato proprio alla riforma che la sua proponente ha definito, con mirabile accuratezza, “la madre di tutte le battaglie”. Visto che lei per prima si schermisce, parla d’altro, e l’attenzione nazionale ma persino internazionale si svia altrove, alle faccette buffe che fa mentre siede al centro del banco del Governo in Parlamento, non vorremmo che qualcuno perdesse di vista che in ballo c’è molto di più della solita legislatura come tante ne abbiamo viste. Qui parliamo della grande occasione di liberarsi una volta per tutte della grande fatica di dover partecipare, di dover scegliere sapendo che la propria scelta è una piccola goccia in un mare imprevedibile e in tempesta, quasi sicuramente finendo per andare incontro a cocenti delusioni. Anzi, togliamo pure quel “quasi”, basta incertezze. È giunto il tempo delle certezze. Italianiii!

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