E così, come raccontato già ieri nel parlare del primo confronto delle primarie repubblicane, Trump ha deciso di non presentarsi al dibattito organizzato dai suoi ex amici di Fox News, per rilasciare un'intervista fiume su X, cioè Twitter, cioè il social media del suo (tutt'ora, per ora?) amico Elon Musk, con il suo (di nuovo?) amico Tucker Carlson.
Già perché la prima curiosità è proprio nella scelta dell'intervistatore. Il celebre conduttore di estrema destra è infatti lo stesso che - come rivelato dagli sms intercettati nel corso della causa vittoriosa intentata da Dominion contro Fox News - solo due anni fa scriveva così di Trump ai suoi (ormai ex) colleghi di Fox News, tra le altre cose:
«Tutte [le sue aziende] falliscono. L'unica cosa in cui è capace è distruggere. In quello è indiscutibilmente il campione assoluto.»
«[Il suo atteggiamento dopo le elezioni] è disgustoso. Cerco di non guardarlo.»
«È una forza demoniaca e distruttrice. Ma gli restano un paio di settimane. Presto potremo ignorarlo. Non vedo l'ora.»
«Odio Trump appassionatamente.»
Ma in fondo Carlson, che allora era ancora l'anchorman di punta di FoxNews, il volto televisivo della destra americana - mentre scriveva così privatamente, in pubblico dava molto credito alle ridicole accuse di brogli che Trump, Giuliani e compagnia sparavano dalla mattina alla sera. Quindi non ci dobbiamo stupire se ieri, alla vigilia dell'arresto dell'ex presidente e in vista del processo in Georgia proprio per aver cercato di alterare il risultato elettorale a suo favore, il "giornalista" abbia sostenuto con la stessa passione di cui sopra le tesi cospirazioniste di Trump, trattandolo ora con allegro cameratismo, ora con sussiego quasi ridicolo.
In fondo, i due sono tra i più importanti esponenti della "post-verità" che domina il campo dell'alt right, quindi è chiaro che vale tutto. E ad unirli, ora, c'è l'odio per FoxNews, che ha smesso di sostenere Trump e ha cacciato Carlson in seguito allo scandalo Dominion, il sostegno alle politiche di estrema destra e a complottismi di ogni genere, e l'odio per Biden.
Ed è con questo spirito che un Trump visibilmente cupo e furioso ha affrontato l'intervista, una sorta di versione social del monologo al vetriolo di Edward Norton ne La venticinquesima ora di Spike Lee. Non a caso anche Monty Brogan, il personaggio interpretato da Norton, lo pronuncia proprio poco prima di andare in galera.
E infatti Trump ne ha per tutti, a cominciare dai suoi avversari repubblicani: Ron DeSantis, «un uomo finito»; Asa Hutchinson, «debole e cattivo»; Chris Christie, «ce l'ha con me solo perché non gli ho dato un posto nel governo». Ma la vera di rilievo è quando si parla di Mike Pence, quello che lui ha accusato di codardia e che ha minacciato verbalmente. E infatti Carlson commenta «Lei [Trump] ha sempre parlato bene di lui, eppure Pence non fa che attaccarla. Come mai?»
Ovviamente, il bersaglio vero della serata è Joe Biden.
«La situazione è veramente triste. Quando ho vinto nel 2016 c’era tutto un altro spirito, per non parlare del 2020 quando ho vinto di nuovo, e con molti più voti. Purtroppo hanno truccato il voto, e hanno usato il Covid per fermarmi, anche grazie alla connivenza di giudici e procuratori che non hanno voluto fare il loro lavoro. Oggi basta andare per strada per vedere che la gente è fuori testa, non ho mai visto così l’America.»
«È colpa del corrotto Joe Biden, il peggior presidente della storia di questo paese. Ora non è più Hillary, la corrotta, per me, è Biden. Le è andata bene, perché io punto a un bersaglio alla volta. Comunque non credo che Biden arriverà in piedi alle elezioni dell’anno prossimo. È mentalmente e fisicamente decrepito. Non riesce nemmeno a camminare fino all’elicottero sul prato della Casa Bianca. Avete visto le foto in spiaggia? Non riesce nemmeno a sollevare una sdraio, sono leggerissime. Non so perché si faccia vedere così tanto in spiaggia, ha un aspetto terribile.»
«Biden è sia il più incapace che il più corrotto presidente della storia. È pagato dalla Cina, sanno tutto su di lui, lo tengono in pugno. Per quello la Russia e la Cina stanno costruendo basi miliari a Cuba, perché sanno che lui non li fermerà. Ma nessuno ne parla, è la colpa dei media.»
Insomma, una disamina in punta di fioretto, come al solito. Trump parte poi con il suo consueto delirio di grandezza, arrivando ad affermare:
«Se io fossi stato presidente, la guerra in Ucraina non sarebbe mai nemmeno cominciata. E oggi ci sono centinaia di migliaia di morti, ucraini, russi, o quello che sono (sic).»
«Se non ci fossi stato io avremmo fatto la guerra nucleare contro la Corea del Nord.»
«Io ho costruito 500 miglia di muro col Messico, e se non avessero truccato le elezioni lo avrei finito. Ora invece i clandestini entrano come e quando vogliono, la situazione è al collasso e se i democratici dovessero rivincere probabilmente finiremmo per fare guerra al Messico.»
Se non fosse ancora chiaro, le vicende di questi mesi non hanno fatto che rendere Trump ancora più Trump, ed ecco che tipo di campagna ci aspetta, se dovesse essere lui a sfidare Biden:
«[I democratici] vogliono solo auto elettriche, pale eoliche, confini aperti e alzare le tasse. Perché siamo governati dagli estremisti di sinistra, che sono i veri fascisti. Vogliono proibire persino i fornelli a gas! Sono pronti a tutto, non si fermeranno davanti a nulla. Hanno truccato le elezioni nel 2020 e lo faranno ancora. Se non con me, con chi sarà candidato. Ma sarò io, gli americani sanno cos'è meglio per loro.»
Ne La venticinquesima ora, dopo il suo monologo Brogan viene portato accompagnato in prigione dal padre, che gli lascia immaginare un lieto fine in cui scappa invece di costituirsi e vive una vita felice come l'ha sempre sognata. Ma quando Monty si risveglia dalla fantasia, è la realtà della sua colpa e del carcere, il finale che lo attende. Trump sarà in grado di trascinare gli Stati Uniti in altri quattro anni delle sue - molto più pericolose - fantasie, o la realtà si prenderà finalmente una rivincita?
Staremo a vedere.
Dopo il post di ieri sulle primarie repubblicane, qualcuno ci ha domandato perché ci interessiamo degli Stati Uniti. I quattro anni di Trump sono stati un autentico cataclisma per la politica occidentale, e hanno contribuito in maniera fondamentale all'avanzata delle destre in Europa e non solo. Il palazzinaro del Queens è stato a volte il sintomo, a volte l'agente patogeno di una malattia molto seria che non ha smesso si affliggere la politica - e con essa inevitabilmente la società - anche del nostro paese. Sebbene lui stesso abbia preso molto da Berlusconi, leggendo anche solo le dichiarazioni qui brevemente citate non è difficile sentire i richiami di quanto abbiamo sentito dire mille volte dalla destra di casa nostra. Non c'è bisogno di essere grandi fan di Biden - qui su Ossigeno, peraltro, non ce ne sono molti - e nemmeno degli Stati Uniti, per considerare le elezioni americane un elemento decisivo del tipo di mondo che avremo di fronte nei prossimi anni. E se prima ci dovevamo preoccupare "solo" di chi avrebbe guidato la principale economia del mondo, ora che abbiamo ben presente il pericolo concreto rappresentato da pandemie, crisi climatica e guerra, forse dovremmo preoccuparcene un po' di più tutti.
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