Era l’inizio dell’estate, in molti erano al mare, in montagna o comunque distratti, e forse non se ne sono accorti, ma le prime settimane di Pier Silvio Berlusconi dopo la morte del padre, nonché fondatore dell’impero di cui lui guida il pezzo più pregiato, sono state piuttosto interessanti. Intanto, a inizio luglio, un incontro con la stampa per presentare il nuovo palinsesto, che è stato eccezionalmente trasmesso anche su Canale 5, cosa piuttosto inusuale per un evento normalmente destinato agli addetti ai lavori. Nell’occasione, oltre a parlare di programmi, Berlusconi Jr. si è sforzato di comunicare un cambio di marcia rispetto a una certa cifra stilistica che caratterizza le reti del gruppo sin dalla loro nascita: meno trash, più cultura, più qualità, eccetera. Parole impegnative ma, fin qui, solo parole, che attendono la dimostrazione fattuale, e a proposito, chissà cosa ne pensa il capo di Mediaset delle continue uscite del first gentleman Giambruno, non proprio in linea con tali premesse.
Poi, però, è arrivato il sondaggio, sottolineato dai tg di famiglia ma non più di tanto strombazzato: un sondaggio in cui emerge che, nell’ordine, il 60 per cento degli intervistati apprezza la nuova linea aziendale (sulla fiducia, per ora), ma soprattutto che Pier Silvio sarebbe ben visto come leader politico dal 68 per cento degli elettori di Forza Italia (e vabbè), dal 44 per cento di quelli della Lega (interessante), dal 54 per cento di quelli di Fratelli d’Italia (molto interessante), e infine dal 50 per cento di quelli di tutti i partiti (bum). Ovviamente, sull’attendibilità di queste cifre è lecito dubitare. Ma va ricordato che, prima di scendere ufficialmente in campo, suo padre fece sondaggi di questo tipo per molto tempo, e furono lungamente derisi, soprattutto a sinistra. Fassino non aveva ancora espresso la sua famosa profezia (“faccia un partito e vediamo quanti voti prende”, all’epoca riferita a Grillo), ma l’esito fu lo stesso, Forza Italia nacque davvero e vinse le elezioni al primo colpo, condizionando i successivi trent’anni di vita del Paese (e non in positivo, diciamo).
Da allora i tempi son cambiati parecchio, e quel centrodestra di allora è oggi una destra-destra che, se prima aveva poco dell’annunciata “rivoluzione liberale” degli anni Novanta, oggi nemmeno ne parla più. Ma anche una leadership apparentemente forte come quella attualmente espressa da Giorgia Meloni potrebbe durare meno del previsto, dopotutto ne sono cadute anche di più solide, e a un certo punto gli elettori del Polo della Libertà che fu potrebbero stufarsi di questi sovranisti un po’ coatti e tornare alla casa del padre, anzi del figlio. Mica per voglia di chissà quali differenti politiche di governo, quanto piuttosto per una questione di forma: non che Berlusconi nel senso di Silvio fosse poi davvero moderato, ma che ci sia stata una certa - ulteriore - deriva è indubbio. E poi c’è la motivazione dell’erede, che va sempre tenuta in conto: archiviate le similitudini con Succession, Pier Silvio non somiglia molto a Kendall Roy, non è il figlio frustrato dalle disattenzioni del genitore, anzi, è alla guida delle tivù da tempo e però allo stesso tempo ha la stessa voglia di dimostrare di non essere solo “figlio di”, diversamente dal resto dei suoi fratelli e sorelle a partire da Marina, che al netto di qualità e difetti non risulta particolarmente simpatica e forse lo sa lei per prima. Pier Silvio invece è bello, ha bei modi - forse un filo plasticosi, ma è una caratteristica genetica - e lo stesso sorriso ammaliante del papà, oltre a un impero a disposizione che oggi di sicuro non pesa quanto ai tempi del duopolio, tra piattaforme e moltiplicazione delle forme di intrattenimento, ma comunque non è poca roba, anzi.
Ci attende quindi una Quarta Repubblica di nuovo berlusconiana, anzi, una Pierquarta? Presto per dirlo, lui nel frattempo fa sapere che la politica gli piace “moltissimo”, e questo dovrebbe bastare a far correre un rivolo di sudore freddo giù per la schiena. O forse no, visto che ormai da tempo la situazione è tale per cui al sopraggiungere di mostri sempre peggiori, quelli che conosciamo già in fondo ci sembrano meno brutti. Una cosa è certa: se Silvio fu accolto come un federatore e un liberatore, la Pierdiscesa in campo non farebbe certo piacere a Meloni e Salvini, che al potere già ci stanno e non hanno bisogno di traghettatori, e anche Renzi dovrebbe ampiamente rivedere i suoi piani. Il resto è da vedere, ma questo in effetti potrebbe essere piuttosto interessante.
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