Ok, abbiamo speso un sacco di soldi nel Superbonus, e probabilmente non ne spenderemo più. Ma si è trattato per davvero di una tragedia tale da giustificare mesi e mesi di lancinanti dibattiti sui media, e - peraltro - una caduta di Governo con conseguenti elezioni anticipate (non solo per quello, ma anche)? Ancora nel 2022, l’Italia ha speso, a seconda dell’istituzione a cui lo chiedete, una cifra compresa fra 13 e 40 miliardi di euro in sostegni diretti e indiretti alle fonti fossili. Per quelli però non vediamo nessuno stracciarsi le vesti, quelli andavano benone. Viviamo nell’Occidente patria del libero mercato, quello che si autoregola, mica come in quei Paesi in cui l’economia statalista ha causato fame e disastri: solo che non è vero, o di sicuro non lo è del tutto. Qualcuno se li fa dare eccome, gli aiuti di Stato, vedi l’industria dell’auto che ne ha usufruito in Italia come in tutti i grandi Paesi produttori. Per l’efficientamento energetico degli edifici però non va bene, pare brutto.
Non sarà mica un’obiezione un tantino interessata? Del genere che se i budget sono torte, con un numero limitato di fette e di relative briciole, e improvvisamente si iniziano ad elargire porzioni destinate alla conversione ecologica, non sarà mica che poi non ne restano più per i padroni delle miniere di carbone? Tutta la discussione sul nucleare è un ottimo esempio per illustrare il meccanismo: grande stima per quelli che si imbarcano in flame con i nuclearisti per spiegare che l’atomo è lungo da costruire, rischioso, costoso, ma alla fine della fiera a cosa serve davvero questo dibattito? A costruire centrali nucleari? Per dire, in Italia le ultime elezioni politiche sono state vinte da una larghissima maggioranza ampiamente nuclearista, li vedete forse accapigliarsi per far partire cantieri che dureranno molto più del loro mandato? Macché, si occupano di censurare le presidi, dei baci a Sanremo, di quelle robe lì. Ve lo figurate Salvini, partecipare alla sagra della porchetta di Rocca Cannuccia, e dopo aver addentato un paninozzo annunciare, con la bocca piena, “buonissimo, ma ragazzi, dimenticavo, qui tra una settimana arrivano le ruspe per tirare su un reattore”? Ma nemmeno per idea.
Però, intanto, lo straordinario risultato che tutta questa fuffa riesce a produrre è che, mentre si discute del niente, le rinnovabili non si fanno, non ci si mettono sopra abbastanza soldi, altri continuano a essere investiti come al solito, e si va avanti imperterriti con le fossili. Si sposta un po’ più in là il termine ultimo: quello dei trattati, quello del pianeta, non importa, l’importante è che sia sempre domani, mai oggi. Anche le discussioni tecniche, quelle sul rendimento, sull’accumulo, sul fabbisogno, fanno tutte parte della melina. Negli anni Ottanta sognavamo vedendo la Ferrari di Magnum P.I. equipaggiata di telefono, all’epoca per farlo funzionare bisognava agganciare allo chassis qualcosa tipo venti chili di batterie, poi a un certo punto qualcuno ha iniziato a investire a bomba nella telefonia mobile, si è aperto un mercato gigantesco, e oggi dopotutto giriamo tutti con un telefono in tasca senza doverci tirar dietro un carretto con un gruppo elettrogeno: è semplicemente così che funziona il progresso tecnologico, con massicce iniezioni di vil denaro. Per questo oggi andare a Gabicce con un’auto elettrica può rivelarsi una grandissima rottura di cabbasisi, perché magari ci si trova costretti a cercare rare e lentissime colonnine per le ricariche, ma se spostassimo qualche decina di miliardi di euro all’anno dal petrolio alle infrastrutture dedicate ce le farebbero anche nel tinello della casa al mare, le colonnine. Anche le prime auto erano più lente dei cavalli, ma non per questo si facevano piani marshall di sostegno ai fienili, insomma, possibile che si debba illustrare il mercato a quelli che dicono di difenderlo?
Quanto al soldo pubblico, non si tratta mica di tornare ai panettoni di Stato, quelli marca Motta del fu gruppo Iri che vengono sempre usati come esempio supremo di indebita ingerenza del pubblico nell’economia. Le norme relative al Superbonus potevano esser fatte meglio, ci sono stati abusi? Può darsi, ma intanto in sede europea, quella che ci implora di accelerare sulla transizione ecologica, il provvedimento è stato salutato come il più grande intervento di efficientamento della storia. Giorgia Meloni ha detto che è costato 105 miliardi di euro, una cifra che qualcuno trova scandalosa, ma la verità è che ne spendiamo molti di più per motivi peggiori. E quindi, la cosa che davvero dovrebbe importarci di chiederle è: come spenderemo i prossimi 105? Allora sì, che varrebbe la pena parlarne.
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