“La più grande caccia alle streghe nella storia del nostro paese”, “uso della giustizia anti-americano”, “giudici politicizzati”, “FBI politicizzata”, “una persecuzione giudiziaria cominciata dalla sua discesa in campo”.
Queste sono le dichiarazioni che lo stesso Donald Trump e diversi governatori e parlamentari repubblicani hanno rilasciato in seguito alla perquisizione da parte dell’FBI degli appartamenti dell’ex presidente americano nel suo resort privato di Mar-A-Lago, in Florida.
Sarà l’estate, sarà che comincio a essere più vicino ai 40 che hai 30, ma queste dichiarazioni a me hanno fatto venire una tremenda nostalgia della stagione del berlusconismo. Ve la ricordate? Gli scontri tra le procure e il governo? La “giustizia ad orologeria”, i “giudici comunisti”?
Bei tempi quelli, oggi è un’altra storia.
Oggi, in fondo, si tratta di un ex Presidente degli Stati Uniti che avrebbe “solo” trafugato 15 scatoloni di documenti riservati alla sua uscita dalla Casa Bianca, “custodendoli” in quella che lui definisce la sua residenza privata ma che per ragioni fiscali è un resort privato ed una sorta di sede staccata del quartier generale repubblicano. Il tutto mentre è sotto processo per frode fiscale ed è sotto inchiesta per aver istigato l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio dell’anno scorso.
Un ex presidente che non più tardi di ieri, nel corso del processo di cui sopra, si è appellato al quinto emendamento rifiutandosi di rispondere a ogni domanda – “una cosa da mafiosi”, diceva lui stesso di chi faceva ricorso a questo strumento difensivo – ma non prima di aver definito il procuratore che stava per interrogarlo “un bandito”.
Perché non era mai accaduto che la residenza privata di un ex presidente fosse oggetto di una perquisizione da parte dell’FBI, ma non era nemmeno mai accaduto nemmeno un presidente come Trump.
È anche per questo che nell’ultimo numero di Ossigeno ho osato avanzare l’ipotesi che quando Elon Musk ha dichiarato di essere passato coi repubblicani solo perché i democratici erano diventati estremisti, la ragione fosse invece da ricercare negli enormi sgravi fiscali che Trump ha concesso ai multimiliardari come lui.
Perché solo chi è molto in malafede o molto fesso – e Musk è molte cose, ma non fesso – può pensare che tra Trump e Biden l’estremista sia quest’ultimo. E solo chi è molto in malafede o molto fesso può ignorare che il partito repubblicano nelle sue massime istituzioni continua a difendere a spada tratta il suo ex presidente.
Tornando alla nostalgia canaglia, non ho potuto fare a meno di domandarmi anche se tra vent’anni leggerò i media statunitensi rivalutare Trump, e magari rimpiangerlo, mentre questi sosterrà la candidatura a presidente del Gran Dragone del Ku Klux Klan o magari del segretario dei Nazisti dell’Illinois.
No, perché a proposito di nostalgia, ma soprattutto di canaglie, il vero grande ispiratore di Trump da mesi è protagonista di un’operazione nostalgia di quelle che nemmeno una reunion dei Pooh, e mentre il carrozzone mediatico nostrano è intento a dipingerlo come un simpatico nonnetto un po’ birbante, ma in fondo nume tutelare dei moderati e dei liberali, questi non pago di aver rovinato – per carità, non da solo – l’Italia per vent’anni, ha pensato bene di chiudere la carriera tirando la volata alla peggiore destra mai vista in epoca repubblicana, recuperando il suo vecchio armamentario da piazzista che ogni giorno promette meno tasse, più pensioni, un pollo in ogni piatto e un ponte su ogni stretto.
Da Mar-a-Lago o Villa Certosa – che potrebbe anche essere un tormentone estivo tipo Roma-Bangkok - sarebbe bene che l’8 novembre gli americani si ricordassero di chi stiamo parlando, e il 25 settembre lo facessero anche gli italiani.
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