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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Non binario


È giusto che un uomo gareggi contro una donna in una competizione sportiva? Se la domanda viene posta così, la risposta è piuttosto semplice: no, non è giusto (salvo eccezioni: ci sono anche sport misti, ma quel che vale per il curling non è detto che sia applicabile nella boxe). Ma se già è sbagliata la domanda, inevitabilmente lo sarà anche la risposta. E il primo approccio che il pubblico italiano ha avuto con la notizia di cui tutti poi si sono messi a discutere è stato in questi termini. Tra i primi a occuparsene c’è stato Matteo Salvini, che il 30 luglio ha scritto sui social “Pugile trans dell’Algeria - bandito dai mondiali di boxe - può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. (…) Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia “woke”!”. Rapidamente, hanno iniziato a scriverne un po’ tutti, e malgrado Salvini non sia esattamente una fonte affidabile, molti hanno replicato i suoi stessi termini.

 

La questione, indovinate un po’, è complessa: Imane Khelif non è un’esordiente, boxa da anni, lo ha fatto sia partecipando - due volte - ai Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminili, piazzandosi la prima volta al 17° e la seconda al 33° posto, sia ai giochi olimpici, quelli di Tokyo, dove è uscita ai quarti, sconfitta dall'irlandese Amy Broadhurst (il che dimostra la sua battibilità, come qualcuno ha fatto notare, ma non è questo il punto). Poi, nel 2023, è stata squalificata da quegli stessi mondiali che già l’avevano ammessa in precedenza, sulla base di un test che, come pare dai documenti che sono stati messi a disposizione della stampa solo in questi giorni, valuta i livelli di testosterone. A parte questi valori, l’atleta è una donna cisgender che non ha mai discusso della propria identità di genere e che fino a quel momento ha sempre gareggiato come tale. Tant’è che il Cio ha deciso diversamente rispetto ai mondiali (che non sono nemmeno più affiliati), ammettendola a Parigi.

 

Nella polemica è intervenuta anche la ministra Roccella: “Desta grande preoccupazione - ha detto - sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender, uomini che si identificano come donne”, e qui si può notare, diciamo così, un salto di qualità, immediatamente colto da un certo circolo mediatico allineato con la maggioranza, per il quale una storia piena di elementi difficili da comprendere e piena di interrogativi è diventata “uomini che picchiano le donne” (e per sport, peraltro). Se si va indietro appena un pochino nel tempo, si può ricostruire molto facilmente a che punto è il dibattito in Italia, e non solo, sull’identità di genere. Chi la pensa come Roccella, infatti, ci spiega da anni che esistono solo maschio e femmina, non ci sono sfumature, fine. Un transessuale è sempre un uomo, o meglio, è sempre ciò che è stato stabilito fosse nel momento in cui è nato: la disforia, le anomalie, i casi non conformi a questa semplificazione non rientrano in questa narrazione, la disturbano, e quindi vanno rimossi. E chi ne parla deve fare lo stesso, in tivù, sui giornali, sui social, altrimenti la tesi cessa di essere sostenibile. Almeno fino al giorno in cui non si presenta un caso come quello di questi giorni, un caso “non binario”, verrebbe da dire, e improvvisamente ci si deve rapportare col fatto che le cose, in effetti, non stanno proprio così.

 

Si potrebbe ricordare che, secondo le statistiche periodicamente fornite da Pornhub, l’Italia è di gran lunga il Paese con il maggior numero di visualizzazioni di contenuti per adulti a tema transgender rispetto alla media mondiale (+100,5%, prima del Brasile che si ferma al 62,9%): è un indice di ipocrisia, ma il problema è più complesso e sfortunatamente non riguarda solo l’Italia. Da tempo, un noto conduttore e stand-up comedian come Bill Maher usa il palco del suo Real Time su Hbo per dire cose, purtroppo, molto simili a quelle che dice Roccella. Ed è facile immaginare quali possano essere le posizioni in merito della destra trumpiana. Le persone comuni, che sul problema fin qui hanno potuto sentire solo questo tipo di considerazioni, si interrogano oggi, dibattendo sui social, se l’atleta fosse o meno ammissibile. Solo che, sfortunatamente, la domanda è sbagliata, visto che l’opinione pubblica non ha mai ricevuto le informazioni necessarie per poter valutare compiutamente come rispondervi. Nemmeno, peraltro, ci proveremo qui, spiacenti. Al limite, possiamo fare qualche ipotesi sulle intenzioni su chi ha deciso che questa fosse l’impostazione: Salvini, Roccella, la destra e i suoi giornali, prendono posizione perché hanno a cuore le donne, i loro diritti, fosse anche solo sportivi? Ah sì? Difendono le donne, quando attaccano i diritti riproduttivi, la libera scelta sul loro corpo, la libertà di lavorare, la libertà di non essere molestate e stuprate? O stanno solo speculando sulla pelle delle persone coinvolte, per personalissimi rendiconti? E non potrebbe forse essere, questa motivazione, un indice del fatto che non sono sinceri? Ecco, questa è una domanda a cui è molto più facile rispondere.

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