Forse ci stiamo preoccupando troppo. Forse, dopotutto, questo governo non sarà il Reich millenario che agita i nostri sonni, e malgrado l’insensato premio regalato da una legge cretina fatta ai tempi dal Pd, questa maggioranza potrebbe non essere poi così solida.
L’altro giorno è andata sotto sul Def, per eccesso di sicurezza più che per altre ragioni, o almeno così l’ha vista Giorgia Meloni, aggiungendo di non sapere se questo fosse peggio o meglio. In effetti. Mentre si consumava l’incidente d’aula, a molti chilometri di distanza, dal letto d’ospedale in cui si trova Silvio Berlusconi, le macchine a cui è collegato si sono messe a suonare l’Inno alla gioia di Beethoven, o almeno ci piace pensarlo. Ed è vero che tutti sono stati colti di sorpresa, altrimenti Italia Viva una mano l’avrebbe data volentieri. Tornando seri: eccesso di sicurezza, e poca comunicazione tra gli interessati, dove le abbiamo già sentite, queste cose? Ma nella scorsa legislatura, ecco dove. Quando tutti si aggiravano per l’emiciclo belli paciarotti (cit.), perché tanto Draghi mica sarebbe caduto, suvvia. E lui stesso è andato a riferire in parlamento menando come un fabbro, figuriamoci. L’italiano più illustre del mondo, a bacchettare, mentre i giornalisti si spellavano le mani: visto come gliele ha dette, a queste mezze seghe? Solo che poi le mezze seghe l’hanno mandato a casa. Mica per bravura, ma perché lo sono davvero, delle mezze seghe: mai sottovalutare il loro potere distruttivo. E il giorno dopo si scrutavano, smarriti: “ma non gliela dovevi votare tu, la fiducia?”, “no, io avevo capito che gliela votavi tu”.
Quindi, mai dire mai. Una piccola fiammella (no doppi sensi) di speranza, in questo presente così cupo, in questa settimana a cavallo tra il 25 aprile e il Primo Maggio in cui se ne sono sentite di tutti i colori. Che poi è anche questo, il problema. Non perché non siano armi di distrazione di massa - lo sono -, ma perché tutto contribuisce al logoramento, tutto si somma ai risultati più concreti o per meglio dire alla loro assenza. Già solo arrivare a dire che si son presi troppi soldi per il Pnrr e che non si riesce a spenderli è abbastanza clamoroso. Di certo, non scorre molto amore tra le varie componenti della maggioranza, anche quella su Berlusconi è una battuta ma fino a un certo punto. In politica tutti i matrimoni sono di convenienza e quindi questo non fa eccezione, ma dispettuccio oggi, dispettuccio domani, chissà. Come dicono quelli che si fanno pagare il pizzo, gli incidenti capitano. E quindi alla fine può anche darsi che non sarà una grande impresa elettorale a fine legislatura, o una pacifica e civile sollevazione del Paese, a cacciare questa destra, ma un venticello, uno scivolone, una pernacchia, chissà. Prima del previsto, se non altro perché viviamo tempi sempre più veloci, le leadership si consumano come cerini. Non che l’Italia abbia mai avuto tutta questa stabilità, anzi, ma Berlusconi ci è andato avanti vent’anni, con la barzelletta sulla mela, inamovibile a prescindere dalle crisi: se Giorgia Meloni dovesse cadere qualcuno pensa che manterrà il suo posto a capo della destra senza fare una piega? Difficile.
È pur vero che i precedenti ci hanno insegnato due cose: la prima è che i governi possono finire, ma le legislature no, quelle vanno avanti, con qualsiasi combinazione possibile, anche le più improbabili. L’abbiamo visto. La seconda lezione, però, a smentire la prima, è che dei precedenti ci si può fidare solo in parte. Dopotutto, non c’era mai stata una campagna elettorale per le politiche sotto l’ombrellone, e invece… Quindi, vediamo un po’. Anche perché onestamente non c’è molto altro da fare, non è che l’opposizione sia particolarmente pungente, al momento. Per difficoltà anche oggettive, va detto, però sembra pestare l’acqua nel mortaio: difficile che ne esca del burro.
Il che porta al problema immediatamente successivo, ovvero: non capita, ma se capita, che cavolo facciamo? Siamo pronti? Abbiamo qualcosa da metterci (ehm)? Oddio. Sapete una cosa? Ripensandoci, amici della destra, non fate scherzi, eh?
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