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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Penultima generazione


L’altra sera l’attivista di Ultima Generazione Chloé Bertini ha lasciato lo Studio di Piazza Pulita perché – scuserete la sintesi – si era stufata di ascoltare le stronzate di altri ospiti invitati per sostenere tesi opposte alle sue. Che poi non sono le “sue”, appunto. Comunque, ha fatto bene, anzi, a vedere lo scambio da casa veniva da prendere il paternalistico esperto che sproloquiava e dargli un calcio in culo. Ma noi spettatori a volte siamo brutte persone, diversamente chi milita in Ultima Generazione è sempre così educato che non si capisce dove trovi tanta santa pazienza. Un giorno, se saremo fortunati, ovvero se saremo vivi e il cambiamento climatico non ci avrà spazzato via, come individui e soprattutto come specie, forse chi ha pensato fosse una buona idea organizzare l’informazione generalista come un’arena in cui se da un lato ci metti uno normale dall’altra parte ci deve per forza stare qualcuno che crede a Babbo Natale dovrà rispondere delle sue azioni. Quando le cose si faranno serie, e a un certo punto si faranno serissime, ci vorranno tribunali speciali, a scuola si studieranno i nomi di quelli che a un passo dal baratro facevano gli spiritosi e relativizzavano, il loro sarà un marchio d’infamia come quello di chi ai tempi firmò i manifesti della razza e altri orrori simili. Un’esagerazione? Vedremo.


Ma tanto saranno già morti, che gli frega? Si percepisce nettamente che la stanno vivendo come l’ultimo giro di giostra, e poi se la vedrà qualcun altro. Altrimenti non si spiegherebbe la genesi di fenomeni mostruosi tipo Avvocato dell’Atomo, uno che mette in vendita su internet una borraccia gadget con su scritto “Fukushima Water”. Ah ah ah, da morir dal ridere, vero? Questo sarebbe il Ferragni del nucleare, uno elevato ad autorità da gente tipo Calenda, che poi sarebbe quello serio. È un problema generazionale? Beh, anche: Greta Thunberg è una ragazzina che si confronta da anni con i vecchi tromboni di tutto il mondo, e ovviamente è un fatto simbolico, ma anche oggettivo. E se proprio si devono fare leggi speciali e punitive, più che su Ultima Generazione, bisognerebbe farle sulla penultima. Che però è la stessa che legifera, e sappiamo bene che tende a non farlo contro i propri interessi. I problemi che impatteranno su chi verrà dopo non li sfiorano: sono come quelli che banchettano in spiaggia e la lasciano coperta di spazzatura. Come quelli che si riempiono di debiti di gioco e li lasciano ai figli. Come quelli che nei bagni pubblici pisciano sul rotolo di carta igienica, e trovano la cosa esilarante. Tanto sono cavoli di chi viene dopo, tanto ci sarà qualcuno che pulisce. Non loro.


E siccome gli va tutto bene, non solo possono permettersi di sperperare, scherzare, cazzeggiare in libertà, ma hanno anche la fortuna di vivere in un tempo in cui le rivoluzioni non si fanno più come una volta, nei bei tempi andati che tanto rimpiangono: non si fanno più volare le teste, e questo è un bene, per carità, ma nemmeno sono più in voga i campi di lavoro, e di quelli forse un po’ ce ne sarebbe bisogno. Non per giustizialismo, e senza calcare la mano, ma tipo: battuta su Twitter sul fatto che fa freddo malgrado il riscaldamento globale? Una settimana a pulire gli argini dei torrenti. E a quel punto sì, che sarebbe interessanti averli ospiti di qualche talk, stanchi come bestie e con il fango fino alle ginocchia. Immaginatevi, uno qualsiasi dei tanti, che non necessariamente dovrebbe essere Vittorio Feltri ma di certo potrebbe assolutamente essere proprio Vittorio Feltri. Volete prolungare di altri dieci giorni i lavori sociali del negazionista climatico? Via al televoto.

Non per trasformare la società occidentale in un gigantesco esperimento sociale generazionale tipo quello in Grano rosso sangue di Stephen King, ma così, tanto per provare e vedere se alla fine il risultato sarebbe davvero peggiore dell’attuale standard vigente nell’informazione e nel dibattito che attraversa la società. Troppo facile, direte voi. In effetti.




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