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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Quando sento parlare di élite liberale metto mano alla pistola



Quando inizi a usare le parole dell’avversario, è in quel momento che capisci di aver perso. Una delle notizie più virali della scorsa settimana riguardava Lilli Gruber, che durante una puntata della sua trasmissione ha detto più o meno che “non si può pensare di far entrare tutti”, riferendosi ai migranti. La destra, e in particolare da Salvini, ha cavalcato la dichiarazione sostenendo che solo dopo esser stata rapinata (da un immigrato, dicevano), Gruber è giunta alle stesse conclusioni che la Lega sostiene da sempre. I due si sono poi confrontati in studio, e la conduttrice ha fatto notare di non aver mai detto si aver subito un furto da “un immigrato”, e che lei lo sostiene da sempre, che “non si possono fare entrare tutti”.

La domanda è: quando mai, nella storia di questo Paese smemorato, abbiamo “fatto entrare tutti”? Davvero, quando mai è successo? Quando mai c’è stato in carica un Governo che ha attuato questo tipo di politica? Anzi, di più, quando mai lo ha sostenuto l’opposizione? E ancora, quando mai c’è stata una corrente di pensiero, in Italia, di intellettuali, o mediatica, che ha spinto per “far entrare tutti”? Tutta ‘sta gente che lo sostiene è qui con noi, in questa stanza, in questo momento? Qual è esattamente il senso di obiettare a un concetto che non esiste, sostenendo peraltro che è assai diffuso? Lilli Gruber è una giornalista di grande esperienza, e da quel che dice sembra anche essere di solidi valori democratici, perché sente il bisogno di smentire un punto che nell’agenda politica italiana semplicemente non è mai esistito? Che amarezza.

 

Lo stesso vale per molti degli argomenti della destra ormai pacifici lungo tutto l’arco politico, se ne sentono parecchi soprattutto in queste settimane dopo la vittoria di Trump: il principale dei quali, ovviamente, riguarda la sconfitta delle élite liberali, colpevoli di essere sconnesse dal sentire della gente comune. Tesi che sicuramente ha più di un fondo di verità, ma che viene sostenuta a commento di un’elezione vinta da un miliardario, elitario di rara grandezza, circondato da altri miliardari elitari quanto e più di lui. Ma la classe lavoratrice vota a destra da tempo, in America come in Italia, dicono in molti: d’accordo, ma mica per un’accolita di francescani, anzi. Vota a destra perché si è convinta che se sta male la colpa è dei migranti di cui sopra, dello Stato, di misteriosi poteri occulti a cui è più facile credere non volendo ammettere che il problema è rappresentato da quelli palesi, per tutti questi motivi e per molti altri piuttosto simili. E questo è sicuramente un problema, perché smontare questi castelli di menzogne sta diventando complicatissimo. Se però iniziano a crederci anche i progressisti, diventa impossibile.

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