Con tutte le confuse enormità che Trump ha detto ieri sera durante il suo dibattito con Kamala Harris, Biden deve essersi chiesto perché lui è stato criticato per la sua poca lucidità finché non è stato costretto al ritiro, mentre quell’altro no. È un tipico caso di doppio standard, e va avanti da un bel po’: tutte le debolezze di Biden sono state oggetto di analisi, di dibattito, di appelli accorati. Secondo le malelingue, la decisione di farsi da parte non sarebbe stata autonoma, ma frutto di pressioni indebite, tanto che i Repubblicani parlano apertamente di colpo di Stato (il che, detto da loro…). Dal canto suo Trump di follie ne ha sempre dette a bizzeffe, ma dall’inizio di questa campagna si è registrato un peggioramento non trascurabile: oltre che folli, le cose che dice spesso sono anche sbagliate, come quando afferma che il suo avversario è ancora Biden stesso, o spiega che per colpa delle pale eoliche gli americani non possono più mangiare il bacon. Quando deve affrontare domande complesse, come è successo ieri sera, si innervosisce e inizia a macinare parole e concetti a caso, incomprensibili. Sembra essere andato un po' via di boccino, insomma, più del solito. Per un po’ di tempo, nessuno ha sembrato farci caso, ma nelle ultime settimane, proprio perché il giudizio su Biden era stato severo, è capitato che giornalisti interrompessero dirette in corso da uno dei comizi trumpiani per precisare che no, non risulta che Kamala Harris si sia incontrata con Putin tre giorni prima dell’invasione dell’Ucraina. Risulta che Putin vada piuttosto d'accordo con Trump, invece, ma questo si sa.
Nel dibattito di ieri, questa particolare forma di glossolalia è stata anche una delle ragioni per cui secondo le rilevazioni Harris avrebbe vinto il confronto 63 a 37. In una situazione normale, come è successo col Presidente in carica, i giornali di domani sarebbero pieni di firme di area repubblicana che gli chiedono di fare un passo indietro, per il bene del partito e del Paese. Ma questo, salvo eccezioni, non accadrà. E la cosa è ben strana. Salvo che poi persino in Italia, dove dopotutto si potrebbe pensare che il dibattito sia ancora leggermente meno impazzito, Claudio Borghi rilancia spiegando che è vero, gli immigrati mangiano i gatti, è provato, e mica solo a Springfield. E Simone Pillon lo segue a ruota per ricordare che i Democratici vogliono l’aborto fino al nono mese di gravidanza e pure oltre, quando il bambino è ormai nato (che, nel caso, non più di aborto si tratterebbe ma di omicidio). Il che non è vero, ovviamente. Ma rispetto al fatto che Trump resti indisturbato in corsa, come dire: tutto torna.
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