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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Quella voglia di votare Bettino


Più o meno trent’anni fa, a cavallo del crollo della Prima Repubblica, quando già era vulgata comune che i socialisti rubassero, Cuore ci faceva un titolo a settimana, i comici ne parlavano apertamente in tivù e, di lì a poco, Bettino Craxi sarebbe stato preso a monetine dalla folla inferocita, nacque tra amici l’idea goliardica e situazionista di scrivere sulla scheda elettorale, quando l’offerta politica non fosse sembrata decente, “Viva Bettino”. Era un modo in effetti un po’ sciocchino ma in fondo autenticamente situazionista di esprimere un’insoddisfazione che era come un groppo in gola: non andava né su né giù, restava bloccata lì, soffocante. Come a dire, ci state prendendo in giro, e allora noi prendiamo in giro voi. Difficile dire, esistendo quella cosa chiamata segreto dell’urna, se l’idea ebbe mai effettiva applicazione e davvero a un certo punto, nel corso degli anni Novanta, qualche perplesso presidente di seggio si sia trovato a scrutinare una scheda riportante quel proclama volutamente assurdo, peraltro era quella un’epoca precedente ai telefonini con telecamera, e nemmeno si sarebbe potuta fare una foto del misfatto, pur essendo comunque vietato dalla legge (ma a quel punto, ormai…).

 

L’idea, però, è rimasta attaccata alla parte più profonda del cervello dei suoi ideatori, oggi ormai in teoria abbondantemente nell’età della ragione, peccato che nel frattempo l’offerta politica non abbia mancato di continuare a essere sconfortante, e così è successo e succede ancora, involontariamente, di pensare di fronte a quel vuoto terribile che si prova stando davanti al tabellone elettorale che ebbene sì, questa è la volta buona di scrivere per davvero sulla scheda “viva Bettino”. Il prossimo turno delle europee promette di essere, da questo punto di vista, particolarmente probante. Specialmente per chi sarebbe intenzionato a votare l’opposizione, anche se questa certo non è una novità. Il dibattito sulle candidature, che ha completamente cancellato ogni seppur minimo contenuto politico, è agghiacciante. Gli annunci e successive rettifiche, le voci, le smentite, i nomi in ballo, le reazioni, sono quanto di più respingente si possa immaginare. Non c’è uno straccio di idea, e se c’è è molto probabilmente sbagliata, figlia di opportunismi, tattiche, alchimie che emanano vapori tossici come gli alambicchi di una fattucchiera.

 

La destra è riuscita nel miracolo di gestire l’intera legislatura passata con le sue forze quasi sempre separate in casa, Lega e Forza Italia al governo con Fratelli d’Italia all’opposizione (tolta le breve parentesi giallorossa), e ciò malgrado è riuscita a evitare chirurgicamente motivi di conflitto e fratture al suo interno, tant’è vero che poi si è presentata compatta alle elezioni e le ha vinte in scioltezza. Il centrosinistra, che al contrario per tre quarti della stessa legislatura ha governato insieme, non solo si è poi presentato diviso e ha perso, ma dopo la sconfitta ha continuato peggio di prima. E bisogna essere scemi, non c’è altra spiegazione. Ogni amministrativa anche la più risibile è un calvario, tavoli che si aprono allungandosi all’infinito senza giungere mai a un qualsivoglia risultato, primarie che si fanno quando fa comodo e sono già predeterminate, altre che saltano da un giorno all’altro, nomi che non fanno in tempo a spiegare cosa faranno in campagna elettorale che già il giorno dopo sono rimossi, alleati che si fanno la guerra asimmetrica a seconda che il palcoscenico sia nazionale o del paesello. La figura, incredibilmente penosa, di far uscire candidati e candidate presi fuori dal recinto dei partiti, che si vorrebbero buttare in mezzo alla mischia senza alcuna garanzia o protezione dal correntismo selvaggio e dai procacciatori di preferenze e che invece di accettare, comprensibilmente, preferiscono vivere.

 

In questo quadro, la parte che non si sente rappresentata da questo governo dovrebbe comunque sentirsi motivata ad andare a votare per le alternative. Perché di là ci sono i fascisti, che peraltro è una motivazione molto seria, peccato che possa non essere sufficiente, o comunque così motivante, per molte più persone di quanto probabilmente si suppone. Perché tanto non c’è alternativa, pensano quelli, gli elettori voteranno quel che c’è ovvero “loro”, solo che poi invece succede proprio che sempre più persone, anche se non entrano in cabina per scrivere sulla scheda “Viva Bettino”, decidano di starsene direttamente a casa, e sempre più sono di sinistra, mica come un tempo che ad astenersi erano gli quegli altri. Insomma, è molto rischioso, costringere un elettore a scegliere se preferisce i fascisti o i cialtroni, la sua risposta potrebbe rivelarsi una brutta, bruttissima sorpresa.  

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