Nel nuovo numero di Ossigeno – il tredicesimo, che trovate sullo shop di People, dove potete anche abbonarvi – siamo tornati a parlare di migrazioni. Ancora? Sigh, ebbene sì. Peraltro, a breve ricorre il decennale dal naufragio di Lampedusa, che abbiamo messo in copertina e che in qualche modo fu il primo a colpirci per dimensioni, ma non certo l’ultimo. Da quando abbiamo iniziato a lavorarci, però, è come se fosse calata sul Paese una sorta di atmosfera sospesa, difficile da comprendere. Gli arrivi, dicono i giornali, sono numerosi quest’anno più che mai. Eppure, fanno notare alcuni ambiguamente, governa una destra-destra, senza mezze misure. Che ha vinto le elezioni, solo un anno fa, sbraitando proprio contro l’invasione, e anche dopo, tornando sul vecchio tema complottista del grande piano di sostituzione etnica. Parlando di blocchi navali, speronamenti, affondamenti, tanto che a un certo punto sembrava di leggere Caccia a Ottobre Rosso, più che un programma elettorale.
In mezzo – ed è un argomento che sulla rivista affrontiamo diffusamente – c’è stato il naufragio al largo di Cutro, occasione che è stata colta per scrivere l’ennesima legge offensiva ma che in qualche modo ha ridimensionato tutti quei toni belligeranti che avevano segnato la propaganda precedente. La stessa “emergenza” (virgolette dovute), un anno fa sarebbe stata usata come un martello, dalla stessa destra: quest’anno, mica tanto. Difficile dire esattamente perché, forse per via del fatto che se sei alla guida di un Paese membro del G7, quando incontri i colleghi, non sta tanto bene se il giorno prima hai affondato, o lasciato affondare, un barcone pieno di disperati. Non che ci siano di mezzo nobili motivi umanitari, semplicemente pare brutto, forse. Almeno fino al giorno in cui, tra Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania e così via non si ritroveranno tutti kameraden provenienti dalla stessa destra che avanza in ogni dove nel mondo, da Trump bis in qua. A quel punto zero imbarazzi, anzi, pacche sulle spalle. E quel giorno potrebbe non essere poi tanto lontano, per il momento però regge ancora un briciolo di apparenza degno delle cosiddette grandi democrazie. Ma è solo un’ipotesi, ovviamente.
Qualcuno, però, nel frattempo potrebbe risentirsi del fatto che pur avendo i fasci finalmente al potere, la loro azione di governo sfortunatamente non è così fascista come se la sarebbero aspettata. Non noi, anzi, per quel che ci riguarda questo Governo è fascista fin che mai, grazie. Ma altri può essere che si aspettassero di più, e si spiegherebbe così l’abnorme interesse per il libro del militare Vannacci. Un tomo da 300 pagine, autoprodotto, come se ne trovano letteralmente migliaia che, a parte i frammenti ripresi dai giornali e che forse gli sono sfuggiti con troppa sincerità o forse erano piazzati lì strategicamente, è molto pacato nello spiegare le sue teorie aberranti, giustificandole col buonsenso, con un bisogno di normalità – che decide lui, ovviamente – e soprattutto contro il pensiero dominante. In un momento in cui, però, in Italia di dominanti ci sono quelli come lui, mica le femministe ambientaliste intersezionali Lbgtq+. Al contrario dei famosi comizi strillati della Giorgia Meloni pre-governo, Vannacci non parla di cannoneggiamenti o cose del genere, no, semplicemente lui dice che l’italiano bianco eterossessuale è per natura stessa specie dominante e che tutti gli altri, diversi per colore della pelle, orientamento sessuale, religione eccetera, lui personalmente non li odia, ma una società sana li deve emarginare e loro se lo devono far andare bene. Altrimenti… ecco il libro questo non lo dice, ma serve poca immaginazione per farsi un’idea, non bella, di cosa succederebbe.
E questo, in effetti, è un programma di governo: di destra ma – sembra far intendere l’autore – evidentemente non di questa destra qua, a quanto pare deludente, piuttosto di una che poi lo fa meglio, lo fa davvero, lo fa fino in fondo. Armata delle migliori intenzioni, ma soprattutto armata. Come in quella vecchia barzelletta su Hitler rifugiato in Sud America, che raduna i suoi per dar vita a un nuovo Reich e gli dice: “Però mi raccomando, questa volta, cattivi”. Ecco perché, per tornare a bomba, anche con questo numero insistiamo con i temi di sempre. Se il futuro che ci attende è quello in cui nascono destre sempre più radicali perché quelle che ci sono non lo sono abbastanza, il punto di vista di chi in fondo a sinistra alza il ditino e rivendica il fatto che una società più libera, giusta e aperta davvero non è una minaccia per nessuno, ma un bene per tutti, va difeso e ribadito. O almeno, noi la vediamo così.
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