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Immagine del redattoreFranz Foti

Se anche i milionari dicono "Tax the rich"


Ai Capi di Stato del G20,
L’accumulo di ricchezza estrema da parte degli individui più ricchi del mondo è diventato un disastro in termini economici, ecologici e di diritti umani, minacciando la stabilità politica nei paesi di tutto il mondo. Livelli di disuguaglianza così elevati minano la forza praticamente di ognuno dei nostri sistemi globali e devono essere affrontati frontalmente.
Decenni di riduzione delle tasse sui più ricchi, basati sulla falsa promessa che la ricchezza ai vertici avrebbe in qualche modo avvantaggiato tutti noi, hanno contribuito all’aumento della disuguaglianza estrema. Le nostre scelte politiche consentono agli individui ultra-ricchi di continuare a utilizzare paradisi fiscali e godere di un trattamento preferenziale al punto che, nella maggior parte dei paesi del mondo, pagano aliquote fiscali inferiori rispetto alla gente comune.
Allo stesso tempo, raramente il mondo ha avuto tanto bisogno che siano i più ricchi a pagare. Per la prima volta da decenni, la povertà estrema è in aumento e quasi due miliardi di persone vivono in paesi in cui l’inflazione ha superato la crescita dei salari. Inoltre, il tempo sta rapidamente scadendo perché i paesi possano effettuare gli investimenti verdi necessari per allinearsi al limite di riscaldamento di 1,5 gradi richiesto dall’Accordo di Parigi.
In tutto il mondo, le persone sono alla disperata ricerca di cambiamento. I sondaggi pubblici in tutti i paesi del G20 mostrano un sostegno schiacciante all’azione politica volta a frenare la disuguaglianza e tassare la ricchezza estrema. Attualmente una petizione internazionale sulla tassazione della ricchezza ha centinaia di migliaia di firme.
Come economisti, milionari e rappresentanti politici, siamo d’accordo: non possiamo permettere che la ricchezza estrema continui a corrodere il nostro futuro collettivo.
Nel 2021, il G20 e altri hanno lavorato insieme per garantire che le multinazionali pagassero un livello minimo di tasse. Il G20 deve ora concordare collettivamente di aumentare le tasse sugli individui più ricchi, attraverso una collaborazione internazionale veramente inclusiva e ambiziosa per tassare la ricchezza e per fermare la concorrenza e l’elusione fiscale da parte delle persone più ricche. La nostra ambizione condivisa deve essere quella di far sì che i nostri sistemi internazionali e nazionali funzionino per tutti, non solo per coloro che hanno denaro e potere.
Con questo in mente, invitiamo gli Stati membri del G20 a lavorare insieme per attuare nuovi regimi fiscali – a livello nazionale e internazionale – che eliminino la possibilità degli ultra-ricchi di evitare di pagare le proprie quote, e introducano nuove regole che determinino tassazione più elevata sulla ricchezza estrema.
Un accordo internazionale sulle tasse sul patrimonio ridurrebbe i pericolosi livelli di disuguaglianza, consentendo al tempo stesso ai leader di raccogliere fondi vitali per affrontare le molteplici sfide che il nostro mondo si trova ad affrontare.
Non sarà facile, ma ne varrà la pena. Molto lavoro è già stato fatto. Esistono numerose proposte politiche sulla tassazione della ricchezza da parte di alcuni dei principali economisti del mondo. Il pubblico lo vuole. Lo vogliamo. Ora tutto ciò che manca è la volontà politica di realizzarlo. È arrivato il momento di trovarla.

Questo l'appello con cui 18 ex capi di stato, 65 economisti, 108 rappresentanti eletti e 120 milionari da tutto il mondo chiedono al G20 di intervenire immediatamente per una più equa tassazione dei redditi alti. Un documento del tutto simile a quello promosso solo lo scorso anno prima del vertice internazionale sull'economia di Davos. E anche oggi come allora, tra figure del calibro di Abigail Disney e Bernie Sanders, Brian Eno e Thomas Piketty, di nomi italiani non se ne vedono. Con due eccezioni: Georgiana e Guglielmo Notarbartolo. Sorella e fratello - lei aveva già firmato nel 2022, anche allora l'unica italiana -, sono gli eredi di due importanti dinastie italiane come i Marzotto e i Notarbartolo. I due - forse non a caso tra i più giovani firmatari dell'appello - hanno deciso già da molti anni di dedicare parte del loro tempo e del loro cospicuo patrimonio in ciò che definiscono come "investimenti a impatto sociale".


Come racconta il Financial Times, in seguito agli accordi sul clima di Parigi del 2015, è stata Giorgiana a convincere la famiglia Marzotto, non senza difficoltà, a investire in progetti sociali e soprattutto di contrasto al cambiamento climatico. Questo - a detta dell'imprenditrice - per un senso di responsabilità verso il mondo e le generazioni future, verso le comunità che hanno permesso al marchio Marzotto di diventare un gigante internazionale della modo, e anche in considerazione che proprio quella della moda è una delle industrie più inquinanti.


Come ha dichiarato anche lo scorso anno, in un'intervista a Tv2000 in occasione dell'appello di Davos di cui sopra:

«Aumentando le tasse a quelle persone che possono permettersi di pagare di più, e in questo senso attraverso una ridistribuzione più equa della ricchezza si possono raggiungere degli obiettivi sociali e climatici che sono un'urgenza oggi nel nostro mondo. Io posso accumulare quanto voglio ma se il mio vicino e il vicino del mio vicino sono in sofferenza non c'è nessuna vittoria per me, ma una sconfitta per tutti. Forse non lascerò i miei figli ricchi quanto me, o più ricchi di me, ma spero di poter lasciare loro un mondo migliore.»


Non c'è bisogno di essere pericolosi estremisti di sinistra, o fanatici pauperisti, per comprendere che c'è qualcosa di profondamente ingiusto, e del tutto insostenibile, se nell’ultimo decennio - costellato da enormi crisi economiche e sociali - le persone con fortune superiori a 50 milioni di dollari hanno visto la loro ricchezza crescere del 18,3%, mentre i miliardari hanno registrato una crescita della loro ricchezza del 109%.

La tassazione dei grandi patrimoni è peraltro una delle pochissime misure che, in un tempo di profonde divisioni come quello in cui viviamo - godrebbe di enorme popolarità presso l'opinione pubblica della maggior parte dei paesi del G20, come hanno ripetutamente mostrato innumerevoli sondaggi.


Ancora volta, sono i milionari stessi a chiedere di pagare di più, a parlare di redistribuzione e investimenti sociali non più rimandabili. Certo, ci piacerebbe vederne qualcuno in più, nel nostro paese, oltre a Giorgiana e Guglielmo Notarbartolo, ma la domanda resta: sarà l'Italia a presiedere il prossimo G20, darà ascolto a questo ennesimo appello, o continuerà a sostenere politiche fiscali assurde, fallimentari e predatorie come la flat tax e la trickle down economy?

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