L’emergenza climatica è causa di disastri e sofferenze per tutte e tutti, ancor di più per chi è in fuga dalla propria casa. Questo è quanto viene ribadito dall’ultimo rapporto pubblicato da Unhcr (Agenzia Onu per i rifugiati) intitolato “No Escape: On the Frontlines of Climate Change, Conflict and Forced Displacement”.
Il rapporto, pubblicato in occasione della Cop29 di Baku e qui illustrato da Filippo Grandi (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati), fa il punto sulla questione, stimando che “negli ultimi dieci anni, i disastri collegati al clima hanno causato 220 milioni di sfollati interni [persone che sono fuggite senza abbandonare il Paese di provenienza, nda] – equivalenti a circa 60mila sfollati al giorno”. Attualmente, si legge nel rapporto, circa 90 milioni degli attuali 123 milioni costrette a fuggire vivono in Paesi con un’esposizione ai rischi legati al clima che va da “alta” a “estrema”. Le prospettive sono, se possibile, peggiori. Entro il 2040 si stima che “il numero di Paesi che dovranno affrontare rischi estremi legati al clima passerà da 3 a 65, la maggior parte dei quali ospiterà rifugiati e sfollati interni. Allo stesso modo, si prevede che entro il 2050 la maggior parte degli insediamenti e dei campi di rifugiati sperimenteranno il doppio dei giorni di caldo estremo”.
A poche ore di distanza dall’intervento di Grandi, a margine della conferenza è intervenuto Daler Juma, ministro dell'Energia e delle Risorse idriche del Tagikistan, secondo il quale il suo Paese avrebbe perso, negli ultimi 30 anni, più di mille dei 14mila ghiacciai che ospita. Oltre un terzo del totale potrebbero scomparire entro il 2050, mettendo a rischio le riserve idriche della regione, considerato che il Tagikistan fornisce circa il 60 percento delle risorse idriche dell’Asia Centrale.
Per approfondire: I ghiacciai raccontano, di Giovanni Baccolo
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