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Immagine del redattoreDavide Serafin

Sui mutui il governo balbetta



Il Barometro CRIF (uno strumento di analisi sulla gran parte dei finanziamenti erogati nel mercato del nostro Paese) certifica le tendenze riguardo ai mutui nel primo semestre 2023: «a causa dell’aumento dei costi dei mutui a tasso variabile, collegato all’incremento dei tassi, a marzo 2023 la rata è aumentata mediamente del 28% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +40% per i mutui di più recente erogazione, dove la rata media passa da 616 Euro a 865 Euro. L’impatto è oggi ancora più significativo considerando gli ulteriori incrementi dei tassi di maggio (+0,75%) e giugno (+0,25%)». Al cospetto della crescita dei costi, sono crollate le richieste di nuovi mutui: la contrazione è del 22,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. Cresce l’esposizione media residua e peggiora il rapporto rata-reddito, che vede ormai il 12% dei mutuatari sopra un terzo. Il caro mutui è ormai diventato una questione sociale gravissima. Secondo l'analisi sul totale dei crediti deteriorati delle banche riconducibili a nuclei familiari - elaborata da Fabi (Federazione autonoma bancari) su statistiche della Banca d'Italia - la somma delle rate non pagate è pari a 14,9 miliardi di euro.


In questo contesto esplosivo, il ministro Giorgetti ha parlato il 5 luglio scorso Assemblea dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) auspicando il raggiungimento di un accordo per rendere operativo l’allungamento della durata dei mutui a tasso variabile, il cosiddetto ‘salva-rate’, che avrebbe l’obiettivo di assorbire i maggiori costi dovuti all’innalzamento dei tassi di interesse semplicemente allungando il termine temporale dei mutui. A prima vista, una cosa da niente, una soluzione a costo zero per lo Stato e che sarebbe anche accettabile dalle banche. In realtà aumenterebbe il costo complessivo del mutuo, nella più rosea delle previsioni anche del 50%. L’allungamento della durata sembra portare sollievo alle tasche delle famiglie ma lo fa solo nel breve termine e per riduzioni di rata limitate.


Inoltre, non è detto che la crescita dei tassi sia in procinto di regredire, anzi, le tendenze inflazionistiche si stanno mantenendo su livelli importanti (il dato tendenziale a giugno 2023 per il nostro Paese vede un +6,5% anno/anno) e, dinanzi a ulteriori aumenti di costo per interessi dei mutui a tasso variabile (Euribor a 3 mesi è dato in rialzo al 3,68%), servirà certamente una strategia più ampia, con un consolidamento degli strumenti già in atto. L’impressione è che il governo abbia tentato la carta della ‘moral suasion’, ma nulla di più, per ora.

D’altro canto, le norme introdotte con la Legge di Bilancio 2023 (Legge 29 dicembre 2022, n. 197) non sembrano risolutive e forse ciò è dovuto ai rigidi parametri inseriti: per il passaggio da variabile a fisso è richiesto infatti ISEE sotto 35mila euro, mutuo di importo inferiore a 200mila euro, di essere in regola con le rate (aspetto quest’ultimo che difficilmente dovrebbe indurre a una rinegoziazione del mutuo stesso). L’altra misura - ossia l’accesso al Fondo Gasparrini (ex legge 204/2007), garantito anche alle partite IVA, che permette una moratoria di 18 mesi - dovrebbe essere rifinanziata anche per il prossimo anno, e il tema è proprio l’estensione della dotazione del fondo nonché l’ampliamento degli aventi diritto, che dovrebbero includere (come suggeriscono Lungarella e Vella su lavoce.info) non solo i proprietari in temporanea difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo in seguito a perdita del lavoro o a riduzioni di fatturato, bensì anche coloro che hanno subito un aumento della rata in rapporto al reddito superiore almeno al 35%. La durata della moratoria potrebbe inoltre essere portata a 24 mesi. I maggiori costi per le casse dello Stato? Potrebbero essere ricavati da una adeguata applicazione della tassa sugli extraprofitti, estesa anche alle banche (su cui Giorgetti si è espresso in modo molto incerto). Sì, perché in questo stesso periodo, mentre le famiglie annaspano, gli istituti di credito hanno registrato utili cumulati per 5 miliardi di euro.

Fate voi.

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