Sarà strano, ma può capitare di ritrovarsi a pensare “ah, come mi piacerebbe vedere Jasmine Paolini che prende il Generale Vannacci a racchettate”. Vannacci, come ama ricordarci di continuo, è un ex incursore, un (ex? Boh) soldato addestrato ai più alti livelli, fisicamente temprato, uno che ha fatto e comandato missioni pericolose in mezzo mondo. È un tipaccio, o forse lo era, visto che dopotutto al momento fa un’altra vita. Jasmine Paolini invece è alta un metro e 63, e in fondo è solo una tennista: o almeno, questo è l’errore di valutazione in cui si potrebbe incorrere finché non la si vede effettivamente giocare.
Lui, Vannacci, l’altro giorno si è esibito in uno dei suoi show vergognosi a favore di telecamere, dicendosi pronto ad abbassarsi i pantaloni per dimostrare di essere uomo, anche in diretta, suscitando sconcerto ma anche ridicolo in chi era presente. Si parlava, ovviamente, del sesso delle atlete, e non, purtroppo, di cosa davvero fa di un uomo, beh, un uomo, e che malgrado ciò che Vannacci pensa non ha a che fare solo con ciò che c’è, o non c’è, sotto le mutande. Comunque, è stato vedendo quello spezzone che è scappato quel pensiero: che qualcuno, a un certo punto, farebbe bene a dargli una lezione, nei termini che lui potrebbe comprendere. E siccome nel caotico e algoritmico flusso social il video successivo era appunto di Jasmine Paolini, ecco l’idea. Un po’ violenta, va bene, ma va considerato il contesto, in tutti i sensi. Per più di una ragione, tra l’altro: perché chi meglio di lei, la cui genealogia è un riuscito mix tra Italia, Polonia e Ghana, potrebbe insegnare una o due cose all’autoproclamatosi esemplare dell’italianità? E poi, perché Jasmine Paolini è come il tasso del miele: e non è uno da far incazzare, il tasso del miele. Fateci caso, i social sono pieni di gente che ha trovato animali selvatici orfani, di ogni tipo, i più improbabili: procioni, volpi, scoiattoli, persino pantere e orsi, sul serio, plantigradi che da adulti saranno grossi come montagne, con zanne e artigli enormi, e sono diventati tutti domestici, affettuosi, coccolosi, pucciosi. Ma nessuno, nessuno si mette in casa un tasso del miele. Eppure, è un grazioso mustelide, da adulto arriva a pesare tra i 10 ai 15 chili, una dimensione in fondo gestibile, tipo beagle (ok, esempio sbagliato), a seconda che sia maschio o femmina, ma sapete una cosa? Nessuno va a chiedere al tasso del miele di che sesso sia, perché anche i leoni, quando ne vedono uno, girano al largo. Sono aggressivi, impavidi, e hanno la pelle spessa, non in senso metaforico. La dolcezza non c’entra nulla col loro nome, ma deriva dal fatto che quando trovano un alveare non si limitano a cibarsi dello zuccherino contenuto, ma se lo mangiano tutto. E senza nemmeno bersi un amaro, dopo.
Se la fase storica che stiamo vivendo fosse un documentario, uno di quelli commentati dalla voce commovente di David Attenborough, forse saremmo al momento in cui qualche predatore, magari in branco e non particolarmente intelligente, decide per sua mala sorte di andare a importunare proprio un tasso del miele: per poi pentirsene. Sempre l’altro giorno, la polizia britannica ha diffuso un lungo elenco di località chiedendo, implorando i residenti di starsene a casa per non incorrere in qualche raid fascista come se ne sono visti ultimamente, a caccia di immigrati o probabilmente anche solo di un pretesto per picchiare qualcuno. Il tono era veramente accorato, le intenzioni probabilmente nobili, ed è bello per una volta vedere le forze dell’ordine schierate dalla parte giusta, probabilmente anche per via del fatto che gli inglesi non hanno più un governo tendente al fascismo. Ma la risposta di molti inglesi è stata invece quella di invadere le strade, a migliaia, pacificamente: o almeno, finché possibile. Giravano immagini piuttosto toccanti, di famiglie, comunità intere di ogni colore e provenienza, nonne accomodate sulle seggiole con i loro cartelli fatti a pennarello in salotto, e il messaggio era piuttosto chiaro: non ci chiuderemo in casa, non ci faremo spaventare, e soprattutto, non fateci incazzare, perché siamo buoni e cari ma… anche il tasso del miele, in fondo, sembra un tipo affabile, dalle foto.
Un paio di settimane fa, Ossigeno e vari autori People erano ospiti del Politicamp organizzato da Possibile a Reggio Emilia, e durante una pausa si discuteva di pacifismo e di obiezione di coscienza: che non era esattamente una scelta molto ben vista, 30 o 40 anni fa, quando ancora in Italia la leva militare era obbligatoria. Si dovevano sottoscrivere alcuni impegni, e rinunciare ad esempio, nel futuro, a possedere armi o a certi impieghi, anche solo da vigile urbano o guardia giurata. Era l’unico modo di affermare un principio, e di rifiutarsi di perdere 12 mesi della propria vita obbedendo a ordini stupidi, sottostando a quel genere di cameratismo macho che piace tanto proprio a Vannacci. Ciò che non si poteva scrivere sui moduli, ma che molti di noi invece avrebbero aggiunto volentieri, è che quella non era una dichiarazione di resa incondizionata, e che se, con nostra grande sorpresa e ancor maggiore sconforto, nel corso della nostra vita ci toccasse di combattere il fascismo con i mezzi che avevano usato i nostri nonni, 70 anni fa, di difendere noi stessi e gli altri dalla violenza, dalla sopraffazione, dallo squadrismo, non staremmo affatto a guardare. Perché va bene il pacifismo, va bene la vita tranquilla, va bene tutto: ma non fateci incazzare.
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