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Immagine del redattoreFranz Foti

Un muro di balle


E così domenica Donald Trump, durante un comizio in Iowa ha bellamente ammesso che - contrariamente a quanto aveva promesso per tutta la campagna per le presidenziali del 2016, e durante i primi anni della sua sciagurata presidenza - ovviamente era impossibile che il Messico pagasse per il fantomatico muro che il palazzinaro del Queens aveva promesso di costruire al confine sud degli USA.


«Come si fa ad andare da un altro stato e dirgli "ehi, sto costruendo un muro, dammi un sacco di soldi?"», ha dichiarato sarcastico.


Già, appunto. Come si fa? Ce lo dovrebbe dire lui, visto che è esattamente quello che ha promesso centinaia di volte. Per anni. Arrivando a dire che si sarebbe fatto dare dal Messico «5 o 10 miliardi di dollari». Per un muro che - sorpresa! - non ha mai costruito. Nei quattro anni in cui ha Trump ha riempito lo studio ovale di cartacce di cheeseburger, su 2mila km di confine USA-Messico sono stati innalzati meno di 160 di barriera. Sì, barriera, perché ovviamente non è un muro, ma una "recinzione rafforzata".


Non importa, però. Davvero, non importa. Perché tanto l'aver ammesso la scorsa domenica che l'unico muro costruito da Trump era uno di balle - che hanno pagato gli americani e, per estensione, un po' tutti noialtri - non impedirà in alcun modo di promettere di nuovo di costruirlo la prossima. Anzi, il suo grande amico Elon Musk, che venerdì ha visitato il confine sud del Texas con l'obbligatorio cappello da cowboy in testa, ha già detto che in realtà un muro servirebbe proprio. Magari stavolta prometteranno che sarà lui a pagarlo, chissà.

Tanto l'unica vera realtà è che vale tutto.


È impossibile pensarla diversamente, nel decennale dell'orrore di Lampedusa. Dieci anni in cui ne abbiamo sentite davvero di ogni: affondare le navi, anzi no confiscare le navi, anzi no blocchi navali, anzi no una bella isola artificiale, anzi no dobbiamo fare più rimpatri, anzi no dobbiamo fare in modo che se li prenda Malta/la Grecia/la Francia/la Spagna/la Germania, anzi no dobbiamo dare loro la caccia in tutto il globo terraqueo, anzi no dobbiamo fermarli in Africa, anzi no dobbiamo rinchiuderli qua il più a lungo possibile. E poi via, si rimescolano le carte e si ricomincia con l'elenco. Da dieci anni, sei ministri dell'Interno, e nemmeno possiamo dire che è tutto uguale, perché purtroppo la situazione, da quando l'alllora ministra Cancellieri dichiarò che "entro l'anno" si sarebbe risolta la crisi migratoria, è gravemente peggiorata. Nel frattempo abbiamo avuto Alfano, Minniti, Salvini, Lamorgese e oggi Piantedosi. Tutti con, grossomodo le stesse ricette, con diverse gradazioni di disumanità. E tutti con il proprio muro da promettere. E da continuare a promettere.


Anche oggi, nel decennale di Lampedusa, mentre Meloni diserta le commemorazioni, quali ricette proporranno? Pescatene una caso tra quelle scritte poche righe più sopra. Non potete sbagliare.


E allora perché stupirci di Trump? Noi al nostro muro di balle sono almeno dieci anni che lavoriamo. Ci siamo rimasti chiusi dentro.

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